Mafia, colpo al mandamento della Noce: 11 arresti a Palermo

Redazione

Palermo - L'operazione

Mafia, colpo al mandamento della Noce: 11 arresti a Palermo
Nell'operazione sono impiegati circa 100 uomini della Squadra mobile

04 Giugno 2020 - 08:59

La polizia di Palermo sta conducendo nel capoluogo palermitano una importante operazione antimafia, denominata “Padronanza”. Circa 100 uomini della Squadra mobile, su delega della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Palermo, stanno eseguendo l’ordinanza di applicazione della misura cautelare emessa dal gip del Tribunale nei confronti di numerosi soggetti, indagati a diverso titolo, per associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, trasferimento fraudolento di valori aggravato ed altro.

Dalle indagini della polizia, è emersa una radiografia del mandamento mafioso della Noce e l’allarmante quadro di una organizzazione mafiosa cittadina sempre “vitale” e pronta ad intessere rapporti illeciti pur di raggiungere il profitto economico. Nella geografia mandamentale cittadina, quello della Noce è stato sempre – ricordano gli inquirenti – uno snodo strategico per gli interessi economici di Cosa Nostra palermitana e studiarne quindi le dinamiche è servito agli agenti per ragionare anche sulla capacità di riassetto dell’intera organizzazione mafiosa.

Le indagini hanno fatto luce sui delicati equilibri intrafamiliari all’interno del mandamento, in specie tra le famiglie della Noce e di Cruillas, registrando una strutturata spartizione di compiti, anche all’interno della singola famiglia, con “deleghe” affidate a uomini di fiducia, in relazione a diversi campi di interesse economico: appalti, compravendite di terreni, scommesse online ed estorsioni. La polizia fa sapere che è stato accertato che esponenti del mandamento della Noce abbiano avuto contatti con omologhi di altre strutture mandamentali in un periodo “storico”, quale è stato per Cosa Nostra quello del 2018, in cui, per la prima volta dopo decenni, era tornata a riunirsi la commissione provinciale. Alla luce di questi contatti, secondo gli inquirenti, è plausibile che anche esponenti di questo mandamento siano stati coinvolti in quell’importante progetto, riservato solo ai più autorevoli esponenti di Cosa Nostra palermitana, volto alla riorganizzazione della consorteria criminale.

A finire in manette sono stati: Girolamo Albamonte (carcere); Salvatore Alfano (carcere); Giuseppe Bondì (domiciliari); Giuseppe Carella (carcere); Angelo De Luca (carcere); Francesco Di Filippo (carcere); Vincenzo Lanno (carcere); Francesco Paolo La Rosa (carcere); Biagio Piraino (carcere); Vincenzo Runfolo (domiciliari); Nicolò Zarcone (domiciliari).

I DETTAGLI

Il provvedimento giunge al termine di una complessa indagine, diretta dal pool di magistrati coordinati dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca, durata quasi due anni ed effettuata sul mandamento mafioso della Noce, con particolare riferimento alla famiglia di Cruillas. Secondo l’ipotesi investigativa, confermata dal gip, i fatti si possono riassumere come segue. Una ristretta cerchia di sodali, guidata dall’anziano boss Giovanni Nicoletti (deceduto nel febbraio di quest’anno) esercitava il controllo capillare della vasta porzione di territorio ricadente nell’area cittadina di Cruillas.

Biagio Piraino, meccanico pressoché incensurato, rappresentava l’alter ego di Nicoletti sul territorio, filtrando gli appuntamenti per il capo e gestendo la rete relazionale della famiglia mafiosa in modo da garantire la riservatezza delle comunicazioni. Inoltre, curava per conto di Nicoletti il settore della mediazione nelle transazioni immobiliari; sono stati, infatti, documentati diversi episodi di compravendita di terreni in cui acquirente e venditore hanno dovuto versare nelle casse della famiglia una somma di denaro a titolo di sensaleria. La famiglia mafiosa era molto attiva anche nelle estorsioni e nella gestione delle scommesse abusive sulle piattaforme online; delegato alla cura di questi affari, era Francesco Di Filippo, efficiente terminale operativo di Nicoletti, che poteva contare su un gruppo di soldati spregiudicati e sempre pronti ad organizzare pestaggi e danneggiamenti.

Tra questi, Angelo De Luca e Vincenzo Lanno; il primo, su mandato di Di Filippo, si è anche reso responsabile di un incendio di un terreno a scopo intimidatorio mentre Lanno, in compagnia di De Luca, è stato fermato da personale della Squadra Mobile poco prima di compiere il pesante danneggiamento di una rivendita di auto. A Di Filippo, inoltre, erano demandati i compiti di collegamento con gli esponenti delle altre famiglie mafiose. Tra gli incontri più rilevanti, possono citarsi quelli con Masino Inzerillo, capo del mandamento di Passo di Rigano, che ha più volte ricevuto Di Filippo per mediare il prezzo di alcune estorsioni. Per tale motivo, Di Filippo è stato tratto in arresto nello scorso mese di luglio durante l’operazione “New Connection”.

Giuseppe Carella era l’interfaccia economica di Nicoletti sul territorio; tramite due ditte di costruzione, fittiziamente intestate ad Alfonso Siino e oggi sottoposte a sequestro preventivo, Carella aveva conquistato una rilevante quota di mercato nel settore dell’edilizia. Nel febbraio del 2018, con l’operazione “Game Over”, Nicoletti è stato assoggettato a misura cautelare, determinando lo spostamento degli equilibri interni al mandamento verso la famiglia della Noce e, segnatamente, sulla persona di Salvatore Alfano, uomo d’onore di quest’ultima famiglia, tornato in libertà nel novembre del 2015 dopo una lunga detenzione scaturita dall’indagine “Gotha”.

Alfano, dopo la scarcerazione, ha mantenuto un profilo basso e riservato per un lungo periodo fino a quando l’arresto di Nicoletti e, pochi mesi dopo, di Giovanni Musso, all’epoca reggente della famiglia della Noce, lo hanno “obbligato” ad assumere la responsabilità di riorganizzare la compagine mafiosa, ponendosi quale punto di riferimento dell’intero mandamento. A partire da quel momento, tra i mesi di giugno e dicembre 2018, ad ulteriore testimonianza della centralità del boss della Noce nelle dinamiche mafiose palermitane, sono stati documentati numerosi incontri tra lo stesso Alfano e diversi personaggi di spicco di cosa nostra palermitana.

Tra i tanti, vale la pena di citare Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli, Ignazio Traina, di Santa Maria di Gesù, Girolamo Monti, di Borgo Vecchio, Salvatore Machì, di Brancaccio. Si tratta di un momento storico di grande valenza strategica per l’organizzazione mafiosa; nel maggio del 2018, infatti, per la prima volta dopo decenni e proprio su iniziativa di Settimo Mineo era tornata a riunirsi la commissione provinciale di cosa nostra.

“Appare, pertanto, del tutto plausibile – spiegano dalla Questura – anche alla luce delle successive acquisizioni tecniche, l’ipotesi che Alfano sia stato in qualche modo coinvolto in quell’importante progetto riservato ai più autorevoli esponenti di cosa nostra palermitana”. Nel dicembre del 2018, l’operazione dei carabinieri Cupola 2.0, con la quale sono stati tratti in arresto Settimo Mineo e numerosi altri protagonisti di quella vicenda, ha comportato una sovraesposizione mediatica di Alfano che lo ha indotto a delegare la gestione dell’ordinaria amministrazione a Girolamo Albamonte, riservandosi di intervenire nelle questioni più delicate. È il caso, ad esempio, di una sconsiderata pretesa estorsiva avanzata da Di Filippo e De Luca, prontamente ridimensionata dal boss della Noce, in danno di un commerciante che era già a posto con l’organizzazione mafiosa.

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