Riceviamo e pubblichiamo il messaggio letto dall’Arcivescovo di Monreale Michele Pennisi nel corso della messa celebrata oggi per Giovanni Falcone e i martiri per la giustizia.
“Cari amici del Parlamento della Legalità Internazionale, distinte autorità civili e militari, fratelli e sorelle amati dal Signore,
Sono trascorsi ben 28 anni dalla barbara uccisione per mano mafiosa del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo del giudice Paolo Borsellino e degli agenti delle loro scorte: Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Mortinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina. Questa Messa, celebrata in loro suffragio e di tutti gli uomini e le donne martiri per la giustizia, tra i quali voglio ricordare qui a Monreale i capitani Emanuele Basile e Mario D’Aleo, e i carabinieri Giuseppe Bommarito e Pietro Morici, non sia per noi una semplice commemorazione, ma si traduca in impegno concreto per promuovere la legalità al servizio del bene comune. Vogliamo ricordare oggi anche tutti coloro che sono morti nell’adempimento del loro dovere durante questa pandemia: operatori sanitari, forze dell’ordine, operatori sociali,sacerdoti.
Falcone come Borsellino e tanti altri ci hanno testimoniato cosa significa vivere per la legalità e la giustizia, compiendo il proprio dovere attraverso il proprio impegno quotidiano aperto alla speranza che è possibile lottare e sconfiggere la mafia, che è un fenomeno umano e non un fato inevitabile. La lotta alle mafie passa attraverso un rinnovato impegno educativo che porti ad un cambiamento della mentalità. La sua affermazione e la sua crescita sono affidati alla collaborazione di tutti. Per rilanciare un impegno positivo per la vita è importante dare risposte convincenti alle domande fondamentali sul senso dell’esistenza, per costruire una società più giusta e più fraterna aperta alla speranza. Ma il futuro si prepara con una grande e convinta adesione alla concretezza del presente.
È importante soprattutto per le nuove generazioni dire ogni giorno un chiaro “No” alla subcultura mafiosa della morte, dell’odio e della vendetta e abbracciare la cultura che promuove i valori della giustizia, dell’amore e della pace, che ha come conseguenza una gioia profonda diversa da quella del mondo. Nel mondo influenzato dal male, i valori importanti sono gli idoli del potere, della ricchezza, del successo a qualunque costo. Il mondo preferisce avere come principio di azione l’egoismo e non l’amore, il possesso e non il dono, la concorrenza e non la solidarietà, la violenza e non la mitezza, l’orgoglio e non l’umiltà, la rabbia e non la compassione, la vendetta non il perdono.
Il mondo del male, a cui appartengono le varie mafie, si serve per perseguire le sue finalità criminali di persone che il card. Salvatore Pappalardo definiva “possedute internamente dal Demone dell’odio, quasi incarnazione di quel Satana, nemico di Dio e dell’uomo, che nella Scrittura è detto “Omicida fin dall’inizio” (Gv., 8, 44) ed ispiratore di tutti gli omicidi che si sono effettuati sulla faccia della terra, da quel primo di Caino sino ai tanti dei nostri giorni”.
In un mondo simile, chiaramente, Cristo e il Vangelo creano disturbo. Perciò coloro che, nella sequela di Cristo, operano il bene, si attirano l’odio e, talvolta, anche la persecuzione. Gesù nel Vangelo di oggi, prima della sua passione, dice ai suoi discepoli che piangeranno e gemeranno, mentre il mondo sarà nella gioia. La falsa gioia del mondo si esaurisce in un istante e lascia l’amaro in bocca, mentre quella vera e duratura invece è un dono dall’Alto che è frutto del gesto supremo d’amore di Gesù che è morto e risorto per noi e ci ha donato lo Spirito Santo.
La gioia del Signore, che viene dal sentirsi amati gratuitamente sarà una gioia che nessuno mai ci potrà togliere. La passione e risurrezione di Gesù e l’l’esistenza cristiana è paragonata al travaglio del parto, nel quale il pianto e il dolore di una mamma che dà alla luce una nuova creatura, si trasforma in gioia. Gesù invita i suoi discepoli a non soffermarsi solamente all’ora del dolore e della sofferenza, ma a guardare oltre all’ora della gioia del nuovo incontro con il Risorto, da cui attingere nuova energia per vivere in fondo ogni istante che la vita ci propone alla luce della gioia pasquale per mostrare a tutti la bellezza dell’essere cristiani.
La comunità cristiana, vuole essere impegnata in prima fila nella promozione della legalità e del contrasto alla corruzione, per creare una mentalità alternativa a quella della subcultura in cui alligna la mafia, la quale, scriveva già nel 1900 don Luigi Sturzo, “costringe uomini creduti fior di onestà ad atti disonoranti e violenti”. La coscienza di una radicale incompatibilità tra mafia e vita cristiana oltre che affermata dai Papi fra cui San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco, e dai Vescovi, è stato suggellata dalla splendida testimonianza del martirio di don Pino Puglisi, ucciso in odio alla fede, perché attraverso la sua opera educativa ispirata al vangelo sottraeva manovalanza a “cosa nostra”.
Iniziamo a costruire una società più giusta realizzando una legalità reale, fatta di azioni concrete e non degli slogan dei professionisti dell’antimafia. Ai membri del Parlamento della Legalità Internazionale l’impegno di continuare ad essere autentici Ambasciatori, di gioia, di luce e di fraternità vera. Maria Santissima venerata sotto il titolo di “Stella del Mattino ” infonda nei nostri cuori la speranza che ci faccia camminare insieme sulla retta via verso cieli nuovi e terre nuove dove abiterà la giustizia”.
Un commento a “Pennisi ricorda Falcone: “Ci ha insegnato cosa significa vivere per la legalità””
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