Avevano chiesto al giudice di punire il Comune di Monreale per il loro demansionamento. Di cifre non se n’è mai parlato, ma chi “bazzica i corridoi dei tribunali”, parlava di oltre mezzo milione di euro. Per tre commissari della polizia municipale di Monreale, però, è arrivato il “no” del giudice. Il Comune, così, non dovrà versare un solo centesimo nei conti correnti dei tre commissari. La storia parte da lontano. Nel 2008 la causa viene iscritta a ruolo. Tre commissari della polizia municipale (per motivi di privacy non sveliamo i nomi), si rivolgono al giudice perché, dichiarano, di subìre negli uffici del loro comando, atti di mobbing e di essere “costretti” attraverso ordini di servizio, a svolgere mansioni che con la qualifica di commissario, non gli competono. Nel 2009 parte il processo. A difendere il Comune è l’avvocato monrealese Carmen Milazzo. “È stata una causa molto difficile – dice l’avvocato – e da cui non si riusciva a venirne fuori. Ad un certo punto il giudice ha anche suggerito una transazione di 10 mila euro per ogni commissario, ma siamo riusciti a dimostrare che i commissari non svolgevano mansioni dequalificanti”. In pratica i tre commissari, rimproveravano ai vari comandanti che si sono alternati, di essere mandati a fare vigilanza nelle scuole o nei mercatini, o di dirigere la circolazione stradale. Mansioni queste che, secondo i commissari, spettano solo agli agenti. Ma nell’organigramma della polizia municipale di Monreale non erano sufficienti gli agenti per svolgere questi servizi. Ecco perché, i comandanti, inserivano i commissari in queste tipologie di servizi. “Mansioni che rientrano a pieno titolo nelle loro funzioni – spiega l’avvocato Milazzo – visto che si tratta di controllo del territorio, rispetto del regolamento comunale, redigevano verbali ed inoltre, coordinavano gli agenti che erano con loro”. A far pendere l’ago della bilancia dalla parte del Comune è stato il fatto che le attività venivano svolte secondo delle turnazioni. “Non erano ogni giorno a fare queste tipologie di servizi – dice l’avvocato -, quindi la loro tesi secondo la quale avevano subìto il depotenziamento delle loro qualità, non è andata a buon fine”. In pratica i commissari avevano detto al giudice che, svolgendo sempre questa tipologia di lavori, stavano perdendo manualità con i loro servizi da svolgere. Tesi bocciata, così come bocciate le loro richieste di risarcimento di danni patrimoniali e non (danno alla professionalità, all'immagine ed alla vita di relazione) dal 2000 in poi. L’avvocato Milazzo, alla fine, è soddisfatta: “Il Comune ha risparmiato tanti soldini – dice -. Una cifra precisa non c’è, ma basta fare due conti per capire che sarebbero stati davvero tanti soldi. Meglio così”.
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