L’Imu dovrebbe essere sospesa per decreto. È questa l’ipotesi alla quale sta lavorando il governo di Enrico Letta. E mentre il viceministro all’Economia Fassina chiede all’unione Europea minori vincoli è allarme cassa integrazione: mancano all’appello 1,5 miliardi. Allo studio comunque c’è l’accorpamento dell’Imu con la Tares, ma la priorità è il lavoro. Si pensa, per le imprese, alla detrazione dall’Irap della tassa sui capannoni.
L’Ocse intanto sferza il governo italiano: lotta alla disoccupazione imperativo categorico. E così, anche nel week end si è lavorato per avviare le prime misure economiche del governo. In autunno si penserà alla riforma organica delle tasse sugli immobili, quando arriverà in Parlamento anche la nuova legge Finanziaria. Il premier Enrico Letta è tornato dal suo primo tour nelle capitali europee – Berlino, Parigi e Bruxelles – convinto che la strada per sciogliere il “nodo Imu” passi da una riscrittura del balzello che esenti quasi tutti i proprietari di prime case, con l’esclusione delle magioni extralusso, mantenendo così la promessa elettorale del Pd, ma che tutto sommato rispecchia anche quella del Popolo delle libertà.
E che non sia però una soluzione tampone, fatta in corsa a cui rimettere mano a ogni refolo di polemica politica. In gioco ci sono entrate fiscali importanti per i Comuni, ma anche un principio di equità tra i contribuenti. L’imposta potrebbe però cambiar pelle e diventare una “tassa Ics”, su casa e servizi, sul modello tedesco. All’Imu si sommerebbe la Tares, la nuova tassa sui rifiuti (rimandata anche questa a dicembre) e nel calderone potrebbero confluire anche l’imposta di registro, l’addizionale comunale all’Irpef e un aggravio per le case di lusso, sopra il milione e mezzo di rendita catastale, ad esempio.
A Palazzo Chigi, comunque, si guarda con preoccupazione alla vera emergenza nazionale: il lavoro. E su questo tema pesa sia l’altissimo livello di disoccupazione, sia la mancanza di fondi per la Cassa Integrazione Guadagni. Il governo cerca intanto di recuperare quel miliardo e mezzo che serve entro maggio a salvaguardare 700 mila cassintegrati che ora sono a rischio