Fabio Ganci, avvocato monrealese risponde alla lettera del Presidente del Consiglio comunale Marco Intravaia e noi, con piacere la pubblichiamo.
“Carissimo Marco, carissimo Presidente del Consiglio Comunale di Monreale
Mi permetto di darti del Tu sia perchè ci conosciamo sia per ragioni anagrafiche. Nella tua odierna lettera ai cittadini concludi affermando, giustamente, che le istituzioni democratiche e rappresentative hanno l’onere e l’onore di elevarsi al di sopra delle beghe e dei conflitti contingenti. Concordo con te. Le tue conclusioni, però, sono in contrasto con la premessa “la comunità monrealese, ormai da troppo tempo è segnata da disinteresse, incuria e sfiducia”.
Sarebbe necessario, per non essere accusato di qualunquismo, che tu delimitassi, temporalmente, queste negatività sofferte dalla comunità monrealese: dal maggio 2014 sino al maggio 2019, periodo in cui sei stato consigliere comunale o dal 2009 al 2014, periodo in cui sei stato assessore della giunta Di Matteo?
Chi sarebbero, se ti riferisci al periodo 2014/19, gli artefici di questo disastro? Coloro che hanno fatto parte, come consiglieri e assessori, della Giunta Capizzi e che ora fanno parte dell’Amministrazione Arcidiacono?
Caro Presidente, il refrain dell’uomo nuovo lascialo cantare ad altri perchè non si addice nè a te nè a coloro che per la prima volta ricoprono incarichi istituzionali dopo aver fatto politica per anni e contribuito, in tal guisa, con le parole e con i silenzi, alle scelte politiche del paese. Perchè, e questo è il nocciolo della vicenda, nella lettera, affermando che Monreale ormai da troppo tempo è segnata da disinteresse, incuria e sfiducia, confessi che tu sei uno degli artefici di questo disastro. E a me, come cittadino qualunque che paga le tasse, non può rendere felice l’idea di aver nella nuova amministrazione, ai vertici apicali, soggetti politici artefici del disastro che dichiarano di voler risanare. È come se a tentare di evitare l’amputazione della gamba destra di un paziente fosse lo stesso medico che, sbagliando diagnosi, avesse già causato l’amputazione della gamba sinistra.
Caro Marco, mi auguro che la propaganda da cine giornale, portata avanti, tranne che dal Sindaco Alberto Arcidiacono, da alcuni giornali online, da consiglieri ugonotti e protestanti pentiti, da simpatizzanti in attesa della “terra promessa” cessi immediatamente e che la nuova amministrazione, nel portare a termine le opere già programmate dalla precedente sia in grado di continuarne e, se del caso, migliorarne, l’opera.
Ora, e con questo concludo e ti saluto, immagina se le parole pronunciate da Vittorio Emanuele II, durante il discorso della Corona al parlamento subalpino il 10 gennaio 1859, da cui hai tratto spunto per la tua lettera, fossero state pronunciate dal Metternich. Sarebbero passate alla storia come l’incipit di una buffa parodia di una tragica commedia.
Con affetto Avvocato Fabio Ganci”.