E’ probabile che da oggi in poi la calcolosi non verrà considerata più come una condizione circoscritta, seppur dolorosa, da risolversi con l'eliminazione del calcolo. Nel corso di un convegno internazionale promosso a Roma dalla Fondazione Internazionale “Menarini” la comunità scientifica si è confrontata sulle notevoli correlazioni tra calcolosi e patologie cardiovascolari. Ad attirare l’attenzione degli esperti l’aumento dei casi di calcolosi che va di pari passo con l’incremento di patologia cardiache a vascolari. Un'altra correlazione fra queste patologie è la loro maggiore insorgenza durante il periodo estivo. "L'aumento della temperatura terrestre – ha spiegato Fredric Coe, dell’Università di Chicago – è uno dei fattori che favorisce l'aumento nella frequenza dei calcoli. Il clima sempre più caldo provoca una maggiore sudorazione e quindi determina una disidratazione. Il rene in una condizione di ridotta disponibilità di acqua, concentra le urine e ciò aumenta la possibilità che i sali in esse contenuti "precipitino" e di conseguenza formino i calcoli". Anche l'esposizione ai raggi solari può essere un fattore determinante "Più si sta esposti ai raggi solari e più aumenta la vitamina D, con conseguente aumento di assorbimento di calcio e quindi di maggior probabilità di calcolosi. Le stagioni calde sono quindi le più pericolose per chi soffre di calcoli ed anche per chi non ha mai avuto di questi problemi. Il rischio può essere mitigato bevendo molta acqua per ridurre la concentrazione dei sali" avverte Giovanni Gambaro, Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. Ma quello che preoccupa maggiormente gli esperti, per quanto riguarda l'aumentato numero di calcoli, è la diffusione di abitudini alimentari scorrette. "La calcolosi sta diventando una patologia dei più giovani, a causa delle modificazioni nelle abitudini alimentari. Vengono privilegiati alimenti preconfezionati, che sono ricchi di sali, mentre si consumano pochi vegetali, frutta e alimenti ricchi di fibre, a favore di cibi iper-proteici, come hamburger e carni rosse. Tutto ciò sta anticipando l'età di insorgenza della malattia e sta portando anche le ragazze ad avere lo stesso rischio dei coetanei maschi, mentre fino a pochi anni fa si registrava un rapporto di 2:1 a danno del sesso maschile". Più acqua dunque e più fibre in tavola per scongiurare il rischio dei fastidiosissimi calcoli renali. Per altro è stato dimostrato che il consumo regolare di fibre diminuisce il rischio di ictus: già solo sette grammi al giorno (che si ottengono da un piatto di pasta integrale o da due porzioni di frutta o di verdura) riducono il rischio del 7%. Lo rivela una ricerca di Diane Threapleton presso l'Universita' britannica di Leeds e pubblicata sul Stroke. In passato, studi hanno dimostrato che le fibre alimentari contribuiscono a ridurre il colesterolo e a controllare la pressione del sangue, due fattori di rischio per l'ictus.
Sicilia by Italpress
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