Tre provvedimenti interdittivi a carico delle ditte Nautica Barcarello, Frutti di Mare Cardillo e Ceramiche Gitochi. A deciderlo è stato il prefetto di Palermo Antonella De Miro. Il pericolo è di infiltrazioni mafiose.
Per quanto riguarda la Nautica Barcarello “i carabinieri – spiegano dal comando provinciale – hanno riscontrato l’utilizzo, risalente negli anni, da parte di “cosa nostra” del cantiere nautico come luogo di molteplici incontri tra mafiosi, favoriti dall’isolamento della struttura che ne consentiva il nascondimento ed anche in relazione alle misure di difesa apportate da Calogero Lo Piccolo, ritenuto capo del mandamento di Resuttana-San Lorenzo, che là ha organizzato un incontro anche nel mese di maggio 2017, quando era ancora detenuto, occasionalmente a Palermo in permesso premio per la nascita del figlio primogenito”.
Durante le indagini sono stati documentati numerosi summit tra vari importanti esponenti mafiosi, tra i quali Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli (già condannato per mafia nel maxiprocesso, ritornato in libertà nel 2013, nuovamente tratto in arresto con l’operazione Cupola 2.0 dello scorso 4 dicembre 2018) e Leandro Greco detto “Michele”, nipote diretto del “Papa”, e recentemente finito in manette per avere diretto il mandamento mafioso di Ciaculli.
Stesso provvedimento per la ditta Frutti di mare Cardillo di Maria Chiara Bosco di via Tommaso Natale. Queste le motivazioni: “La ditta è stata costituita due mesi dopo la precedente scarcerazione di Giuseppe Serio, nuovamente arrestato nell’operazione Cupola 2.0 bis in quanto indagato, tra l’altro, per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Tommaso Natale (aveva rapporti con Calogero Lo Piccoli). L’attività in questione è risultata essere nella piena disponibilità di Serio che, nella propria zona di influenza, imponeva ai ristoratori di Sferracavallo e Mondello la fornitura dei propri prodotti ittici, operando in quel territorio in regime di monopolio ed estromettendo con modalità tipicamente mafiose altri rivenditori. Da un’intercettazione risulta anche la fornitura di “cozze morte”, cioè con la data di consumazione scaduta”.
Infine interdittiva antimafia anche per la ditta Ceramiche Gitochi di Salvatore Cacocciola, con sede a Capaci, in via Kennedy. Il provvedimento è motivato dai seguenti elementi: “Tra gli arrestati nell’operazione antimafia figura Carmelo Cacocciola, padre del socio accomandatario, che il provvedimento di fermo delinea come ‘persona inserita nel contesto criminale di stampo mafioso operante sul territorio di Capaci ed Isola delle Femmine”, oltre che ‘persona direttamente sponsorizzata dai Lo Piccolo'”.
Cacocciola è indagato per “avere esercitato un capillare controllo del territorio a Capaci ed Isola per attingere le informazioni preliminari necessarie per consentire a Erasmo Lo Bello e agli altri sodali di inoltrare le pretese di estorsione con particolare riferimento ai lavori edili e per avere messo a disposizione degli esponenti di vertice della famiglia mafiosa di Carini, i locali della “Ceramiche per l’edilizia””. Si tratta nel dettaglio di Angelo Antonino Pipitone, Vincenzo Pipitone, Antonino Pipitone e Gaspare Pulizzi. “A loro erano state consentite riunioni riservate, alle quali tra l’altro partecipava personalmente, al fine di dirimere questioni attinenti le attività illecite operate a Carini e la relativa spartizione dei profitti”, si legge nel provvedimento.