Emergono altri particolari inquietanti che avvalorerebbero la tesi secondo la quale la villa comunale, in particolare il Belvedere, è rimasta chiusa ed inibita a residenti e visitatori per oltre sette anni senza alcun motivo reale di pericolo. Ieri, i volontari del gruppo SiAmo Monreale, insieme a Tonino Russo, hanno continuato gli interventi di pulizia di parte della zona crollata.
Scavando scavando e liberando la zona da erbe infestanti, è tornato alla luce del sole un rubinetto che comanda la rete idrica di questa porzione di villa. La frana potrebbe essere cominciata da qui. I segnali ci sono. Lo dice il terreno che presenta una frattura significativa ed evidente. Lo dice anche qualcuno che non vuole essere rivelato. Perché è l’acqua la principale responsabile di quel crollo che forse, da adesso, è bene chiamare smottamento. Il cedimento del Belvedere, dunque, sembra sia dovuto ad una eccessiva quantità di acqua presente nel sottosuolo che ha fatto franare la parte sovrastante. Nessun crollo dovuto a cedimento strutturale. Qui, a prima vista, infatti, tutto sembra in regola. Le opere di bonifica hanno anche riportato alla luce i canali di sfogo dell’acqua del terreno: erano completamente ostruiti da erbe e radici e non sono mai stati puliti. Un altro indizio, dunque, che avvalora la tesi dell’acqua come responsabile del crollo del Belvedere.
Insomma, la spesa per riaprire quantomeno parte del Belvedere dovrebbe essere irrisoria. Forse poco più di 3 mila euro. Mentre per risistemare la zona franata occorreranno, da prime stime, circa 8 mila euro. Una cifra notevolmente più bassa rispetto ai quasi 200 mila euro preventivati per sistemare tutto. Da queste parti, però, bocche cucite. Non parla nessuno. Nessuno racconta di come veniva utilizzata l’acqua e per quanto tempo veniva lasciata aperta. Un fattore determinate sembra, per il crollo del Belvedere. Mancano gli ultimi dettagli per appurare la verità. E poi il sindaco Piero Capizzi dovrebbe chiedere spiegazioni agli uffici.
Intanto primi interventi, ma a carico dei volontari, per la potatura degli alberi, la sistemazione dell’impianto elettrico, la sostituzione di alcune bocce di vetro dei lampioni e la sistemazione della porta posta sul retro del Museo. Poi sarà inibita una zona lunga 35 metri del Belvedere. Ma una parte potrà essere riaperta finalmente al pubblico.