Che a Palermo, e non solo, trovare il lavoro sia una cosa assai delicata e quanto meno difficile è cosa saputa e risaputa. Ma che a presentare una candidatura e ad affrontare un arduo colloquio con un addetto all’ufficio di collocamento sia addirittura Dio in persona, la cosa può fare riflettere e sorridere. Ed è proprio su queste sensazioni, l’allegria ragionata, assieme alla grande suggestione, che punta “Il curriculum di Dio”, spettacolo che in questi giorni, e fino al 30 luglio, è di scena a Villa Filippina, in pieno centro storico a Palermo.
Il lavoro, tratto dal libro di Jean Louis Fournier, fa parte della produzione della stagione estiva del Biondo ed è stato adattato dalla regia di Alfio Scuderi. Protagonisti sul palco Paride Benassai e Maurizio Bologna che danno vita ad uno spettacolo brillante ma al tempo stesso carico di tante altre sensazioni. Sentimenti spesso e volentieri contrastanti nati dai dialoghi tra un esaminatore (Maurizio Bologna) quasi incredulo di fronte a cotanto curriculum, e Dio (Paride Benassai) surreale nella sua immediatezza, semplicità ed umiltà da padre del creato. Il tutto enfatizzato dalla band degli Akkura (presente nello spettacolo andato in scena ma che si alternerà all’accompagnamento con Lelio Analfino ed Alessio Bondì nel calendario delle repliche) che tra un segmento e l’altro di questo dialogo paradossale hanno proposto alcuni brani dalle sonorità suggestive.
Si ride tanto, tantissimo, grazie ai contrasti di quella che poi diventa una sorta di intervista da sogno: chi non ha mai immaginato di porre delle domande direttamente a Dio? In questa ottica nascono dialoghi profondi ed al tempo stesso estremamente comici. Si alternano tante sfaccettature. Rabbia, risentimento, insoddisfazione dalla parte dell’umanità e quindi dall’addetto all’ufficio di collocamento; delusione (reciproca) ma anche un estremo tentativo da parte di Dio nello spiegare il proprio operato “ad un figlio che non vuol capire” e che, aggiungiamo noi, ha perso – in generale – il gusto per le piccole cose. Con l’uomo che accusa Dio “poca chiarezza” rinfacciandogli tanti (presunti) errori. Si va da quelli più inverosimili come le sfumature “tasce” (poco eleganti) dei colori usati in alcuni tramonti, a quelli sull’esistenza della vecchiaia e della morte, ai disastri naturali.
Dio, dal canto suo, usa (per l’occasione) tutta la sua palermitanità per farsi comprendere ma anche per ricordare all’uomo il suo ruolo ed il fatto di avere rovinato tutto come ad esempio “a soletta” che lasceremo in sospeso per non farvi perdere il gusto dello spettacolo. Ed è un padreterno molto umano, profondo nella sua immediatezza, commovente quando, irato, riconosce anche alcuni suoi errori ma sempre disponibile al dialogo ed alla compensione. Delizioso quando spiega le sue creazioni: dal mare dipinto con tante sfumature di blu alla creazione degli animali.
Da seguire con interesse per farsi qualche risata impegnata. “Il curriculum di Dio” andrà in scena questa settimana fino al 23 luglio per poi riprendere, sempre a Villa Filippina, dal 27 al 30 luglio. L’orario è sempre alle 21,15. Lo spettacolo successivamente, ma sempre nel corso dell’estate, andrà in tour in Sicilia.