“L’annuncio della Resurrezione porti pace e gioia”, messaggio di monsignor Michele Pennisi ai monrealesi

Redazione

Cronaca

“L’annuncio della Resurrezione porti pace e gioia”, messaggio di monsignor Michele Pennisi ai monrealesi
La lettera con l'omelia dell'Arcivescovo ai compaesani

24 Marzo 2016 - 15:22

Pubblichiamo la lettera di monsignor Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale, con cui augura a tutti le famiglie monrealesi una serena Pasqua.

Eccellenze Reverendissime, Carissimi confratelli nel sacerdozio ministeriale, carissimi fedeli laici provenienti dai vari paesi della nostra Diocesi, Vi saluto con la bella formula dell’Apocalisse e che abbiamo ascoltato nella II lettura: «Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti […] che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue e ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1,5-6).

La celebrazione di oggi si inserisce nella mia prima visita pastorale alla nostra Diocesi, che vuole essere una felice occasione per lodare e ringraziare il Signore per l’opera della sua grazia, per consolare e stimolare voi che lavorate nel campo di Dio a servizio del Vangelo.

Oggi in questa Chiesa Cattedrale con questa assemblea singolare realizziamo la principale manifestazione della nostra Chiesa Locale : tutti insieme formiamo il popolo di Dio, sacerdotale e regale, santificato dai sacramenti e inviato a diffondere nel mondo il buon profumo di Cristo Salvatore (cfr 2Cor 2,14-16).

Ogni fedele partecipa al sacerdozio comune con i sacramenti del battesimo, della confermazione e dell’eucaristia, con la quale la Chiesa si edifica come corpo di Cristo e riceve l’energia necessaria per realizzare la comunione e adempiere la propria missione. I ministri ordinati più degli altri cristiani siamo chiamati ad associarsi alla consacrazione e all’offerta che Cristo fa di sé stesso per la salvezza dell’umanità.

Oggi noi siamo stati chiamati personalmente, «con affetto di predilezione» (Prefazio della Messa Crismale), a rinnovare a Gesù Cristo il nostro amore e la nostra fedeltà e, confidando nella potenza della sua misericordia. Oggi noi siamo invitati a prendere particolare consapevolezza del peculiare ministero che ci è stato conferito come annunciatori del vangelo e collaboratori della gioia dei nostri fratelli.

Segno privilegiato dell’unicità del presbiterio diocesano è questa Messa crismale che vede riuniti tutti i sacerdoti introno al Vescovo, che, in piena e profonda comunione con il Successore di Pietro e il Collegio episcopale, è il principio di unità dell’unico presbiterio ed è il garante della comunione effettiva ed affettiva, che deve esistere tra tutti i presbiteri nella valorizzazione delle caratteristiche proprie di ciascuno a favore del bene della Chiesa. Nel corso di questo solenne rito, vengono benedetti gli Olii dei catecumeni, degli infermi, e nel seno della Chiesa si rinnova l’olio profumato del Sacro Crisma segno della divina presenza che ci fa sperimentare la fragranza della Chiesa come “corpo crismato”.

“Oggi – canta la liturgia bizantina – si celebra un augusto mistero, è consacrato il sigillo dei divini carismi. Lo Spirito autore di tutti i doni, che ispira i profeti, che fa i sacerdoti, che insegna agli ignoranti la sapienza e trasforma i pescatori in teologi, mantiene unite le membra nel corpo profumato della Chiesa” (cit. in C. Militello, La Chiesa “Il Corpo crismato”, EDB, Bologna 2003, 720).. Gli olii che recheranno il balsamo della grazia divina al popolo cristiano, consentiranno alle nostre comunità di porre i segni sacramentali, che offrono in modo efficace, la salvezza gratuita di Dio alla libertà degli uomini.

Accogliamo con gioia gli olii che poi saranno portati nelle vostre parrocchie per preparare i catecumeni al battesimo e consolare gli infermi. Il sacro crisma sarà il segno che sigillerà con il sigillo dello Spirito i nuovi cristiani che riceveranno il battesimo, coloro che riceveranno il sacramento della Confermazione per essere testimoni credibili e coraggiosi di Cristo in mezzo al mondo ; i presbiteri che il Signore continuerà a donare alla nostra Chiesa, i nuovi edifici per il culto luogo di convocazione dell’assemblea ecclesiale e i nuovi altari simbolo di Gesù Cristo.

Il tema dell’unzione di Gesù Cristo e dei cristiani è presente sia nelle letture che nelle preghiere eucologiche che ripercorrono la storia della salvezza: dalla lode dell’ulivo e dell’olio si passa all’elogio dell’olio “che fa splendere di gioia il volto” cantato da Davide, al ramoscello d’ulivo portato dalla colomba dopo il diluvio, all’unzione di Aronne per mezzo di Mosè, che prefigura l’unzione di Gesù il Cristo, che al Giordano nel battesimo ricevette lo Spirito Santo in forma di colomba. Il segno dell’olio , frutto dell’ulivo, è legato all’esultanza, alla gioia, alla letizia, alla pace. La lettura del profeta Isaia parla di “lieto annunzio” di “allietare gli afflitti di Sion”, di “Olio di letizia invece dell’abito di lutto, canto di lode invece di un cuore mesto”. L’unto del Signore è inviato per realizzare il tempo messianico nel quale il Signore, nella pienezza del suo amore, guida il suo popolo a vivere i valori fondamentali dell’esodo: la libertà e la fraternità. Siamo chiamati quindi a vivere questa celebrazione nel segno della gioia e della festa. E’ bello oggi che i fratelli siano insieme ed anche molto significativo che assieme ai presbiteri siano presenti molti fedeli tra cui coloro che si preparano al ricevere la cresima , Il Vangelo di oggi (Lc 4, 16-21) assume un particolare significato in quest’anno giubilare della misericordia.

Il modo in cui Luca cita Isaia presenta alcune particolarità che rivelano una certa maniera di interpretare l’anno giubilare. Dopo aver parlato di “proclamare […] ai ciechi il recupero della vista”, Luca ha aggiunto: “rimettere in libertà gli oppressi”, espressione che si ispira a un altro passo di Isaia, dove si afferma che il “digiuno” autentico che piace a Dio consiste in iniziative di liberazione. L’anno giubilare deve essere un anno di liberazione. Il Vangelo di Luca parla di “un anno di grazia del Signore” e tralascia un secondo aspetto dell’oracolo di Isaia: “un giorno di vendetta per nostro Dio”. Questa omissione ha due conseguenze: a) il messaggio non ha niente di negativo; b) i ha implicitamente un’apertura universale. Così viene preparato l’universalismo dell’annuncio evangelico, il quale diventerà esplicito dopo la morte e la risurrezione di Gesù: la liberazione più fondamentale, cioè quella dai peccati (sarà allora proclamata “nel suo nome a tutte le genti” (Lc 24, 47).

Il brano del vangelo di Luca ci indica quali siano gli orientamenti principali dell’anno giubilare e ci mette in guardia contro certi atteggiamenti incompatibili con lo spirito dell’anno giubilare, cioè contro ogni tendenza egoisticamente possessiva e contro ogni ristrettezza di mente e di cuore. Il Giubileo deve essere un tempo di grande apertura di cuore, in unione con il Cuore del “Salvatore del mondo” (Jn 4,42). Il compimento si realizza «oggi». È l’oggi salvifico che si dischiude per gli oppressi e i peccatori e che risuonerà anche per il malfattore crocifisso con Gesù: «Oggi sarai con me in paradiso» (23,43) (13). Quello che Gesù Cristo ha compiuto allora, si compie “oggi” in chi lo ascolta (cf Lc 4. 21). La sua vita e la sua morte ci apre il cammino per raggiungere la nostra identità di figli, misericordiosi come il Padre (Lc 6,36). Gesù il “Cristo” l’unto per eccellenza, colui sul quale lo Spirito Santo discese in abbondanza afferma di essere che il Padre ha mandato per recare agli uomini la liberazione dai peccati e portare il lieto annunzio ai poveri ed agli afflitti. L’annuncio giubilare si riferisce a tutti gli uomini, che mancano di tutto se mancano della luce di Dio, della sua grazia e misericordia, della forza redentrice e liberatrice dallo stato di peccato, che sola può venire da Dio. La notizia gioiosa della misericordia di Dio deve provocare la nostra riconoscenza , che si esprime nella conversione del nostro cuore e nella capacità di misericordia. Anche noi che abbiamo ricevuto l’unzione dello Spirito di Cristo partecipiamo della consacrazione di Cristo per una missione di annuncio del Vangelo , di liberazione, di misericordia. Papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima 2016 ci invita a praticare nel cammino giubilare le opere di misericordia corporale e spirituale.

“Se mediante quelle corporali- egli scrive- tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori. Le opere 2 corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. È infatti proprio toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore può ricevere in dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante”.

Alcune di esse sono di particolare attualità nel momento storico che stiamo vivendo nel nostro territorio: l’accoglienza dei migranti, l’aiuto alle famiglie sfrattate, la distribuzione di viveri e vestiti a tante persone colpite dalla crisi economica, il prendersi cura dei malati e delle loro famiglie, il doposcuola ai ragazzi in difficoltà, l’annuncio della certezza dell’amore di Dio a chi vive nel dubbio, la testimonianza dei valori evangelici a coloro che non sanno più distinguere il bene dal male,la preghiera per chi non sa pregare o per chi muore di morte improvvisa senza sapere quale è il significato ultimo della sua vita. Sarebbe bello che queste opere di misericordia , come risposta all’amore gratuito di Dio , diventassero la nostra quotidiana palestra di conversione e di esercizio della carità a partire dalla nostra famiglia per estendersi a tutti coloro che soffrono nel mondo a causa delle varie forme di povertà materiali e spirituali. Nell’itinerario dell’anno giubilare si inserisce la proposta della “Quaresima di Carità” , nella quale ,raccogliendo l’invito rivoltomi dal vescovo di Abancay Mons. Gilberto Gomez, ho proposto come opera-segno, frutto e il sigillo della carità giubilare, di contribuire al completamento dell’ambulatorio della parrocchia di San Pedro a Uripa ,dedicato alla memoria di padre Alonzo Bajada , in una delle zone più povere del Perù.

La festa di Pasqua, che celebriamo nella stagione primaverile, in cui la natura si ridesta dal torpore invernale, si presenta come una vera “primavera dello Spirito”, che rinnova la nostra fragile umanità e dà origine a un’esistenza filiale e alla continua giovinezza della Chiesa. Noi Cristiani, chiamati a scoprire “ il gigantesco segreto” della gioia piena, che ci è stato affidato nella Pasqua di Cristo, inizio di una nuova creazione, dobbiamo condividerlo con gli uomini e le donne del nostro tempo. Noi Cristiani siamo chiamati a confrontarci con gli avvenimenti della vita quotidiana, gravata dal pesante bagaglio di sofferenza, di dolore e di morte e ne dobbiamo offrire una lettura “pasquale” alla luce della morte e della risurrezione di Cristo. Oggi ci dobbiamo chiedere se siamo capaci di testimoniare l’annuncio gioioso della risurrezione di Cristo agli uomini del nostro tempo. Per noi discepoli del Risorto risuona come una sfida l’icastica espressione di Nietzsche: “Canti migliori dovrebbero cantarmi, perché io impari a credere al loro redentore: più redenti dovrebbero sembrarmi i suoi discepoli!”.

Viviamo la nostra vita alla luce della risurrezione di Cristo per cantare canti che riflettano la gioia pasquale. Il Risorto faccia sentire con il dono del suo Spirito la sua dolce presenza in mezzo a noi, particolarmente dove lo scoraggiamento e la malinconia cercano di avere il sopravvento. In questa Pasqua lasciamoci rinnovare dalla certezza della misericordia di Dio, che come un fiume possa irrigare i deserti del nostro mondo e diventiamo messaggeri di questa misericordia, custodi della nostra casa comune , impegnati a far fiorire la giustizia e l’amore e ad accogliere in una abbraccio di pace tutti. Mentre Vi ringrazio della vostra presenza oggi in questa celebrazione rivolgo a tutti l’augurio di Buona Pasqua e di ogni bene nel Signore.

Michele Pennisi

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