Divieto di dimora in Sicilia, vietato pure per lui uscire in orari serali e notturni e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria del luogo in cui si stabilirà: Giuseppe Corona, 56 anni, scarcerato (fra le polemiche) nei giorni scorsi per decorrenza dei termini di custodia cautelare, deve lasciare l’Isola. Il provvedimento emesso dalla Corte d’Appello di Palermo gli è stato notificato dai carabinieri del Comando provinciale: a chiedere la misura era stata la Procura generale, proprio a seguito dall’uscita dal carcere del condannato per mafia. Nonostante i 15 anni e 2 mesi inflitti a colui che è ritenuto il boss emergente del mandamento di Resuttana e San Lorenzo e sebbene fosse al regime di carcere duro del 41 bis, Corona aveva ottenuto la scarcerazione perché la pena gli era stata ridotta grazie alla cancellazione dell’aggravante del reimpiego nell’economia legale dei proventi delle attività illecite. In questo modo il termine massimo di custodia è sceso da nove a sei anni e per fare uscire il cliente, che era in cella dal 2018, gli avvocati Giovanni La Bua e Antonio Turrisi avevano solo dovuto fare l’istanza di scarcerazione.
La Corte d’appello non aveva applicato alcuna misura alternativa perché non richiesta dalla Procura generale, che ora ha invece avanzato la proposta, subito accolta. In termini teorici il ritorno in libertà del presunto boss sarebbe stato evitabile se fossero state depositate rapidamente le motivazioni della sentenza del 27 marzo scorso, che, pur riducendogli la pena da 19 anni a 15 e 2 mesi, ne aveva riconosciuto la colpevolezza. Nonostante i tempi stretti, la Cassazione avrebbe avuto la possibilità di pronunciarsi, rendendo definitiva la pena per l’imputato. Ma il giudizio finale è molto di là da venire, perché i motivi ancora non ci sono e nemmeno si possono fare i ricorsi alla Suprema Corte. Corona è considerato il “re delle scommesse” dell’Ippodromo di Palermo, avrebbe fatto numerosi investimenti per conto dei clan di Porta Nuova e di Resuttana, facendo aprire centri scommesse, compro oro e altri punti dove è agevole il riciclaggio del denaro sporco. La sua liberazione era avvenuta negli stessi giorni e per motivi speculari rispetto a dieci boss del Trapanese, fedelissimi di Matteo Messina Denaro: e per questo le due vicende parallele avevano suscitato un vespaio di polemiche.