Rallenta l’economia in Sicilia, ok lavoro male export e industria

Redazione

Sicilia by Italpress

Rallenta l’economia in Sicilia, ok lavoro male export e industria

14 Novembre 2023 - 15:19

PALERMO (ITALPRESS) – Una situazione con luci e ombre quella dell’economia della Sicilia in questo primo semestre del 2023. Questo il quadro che emerge dall’aggiornamento congiunturale della Banca di Italia redatto dalla filiale di Palermo e presentato questa mattina nel capoluogo. Segnali positivi dall’aumento dell’occupazione che è ritornata ai livelli prepandemici grazie anche alla spinta del turismo. Nel corso del primo semestre del 2023 l’attività economica regionale si è affievolita risentendo dell’indebolimento di domanda interna ed esterna. La congiuntura è stata più debole nell’industria e nelle costruzione rispetto ai servizi. E’ proseguito anche il calo della produzione industriale (partito nell’ultimo trimestre dello scorso anno) che si è associato ad una riduzione dell’export sia nella componente petrolifera che nelle altre voci. Frena anche l’edilizia che ha visto una riduzione delle ore lavorate che ha interessato soprattutto quella residenziale per l’indebolimento dello stimolo degli incentivi fiscali.
I segnali positivi arrivano dal settore dell’occupazione nel quale migliora il mercato del lavoro con il tasso di attività che è salito collocandosi a livelli superiori rispetto alla pandemia. Il tasso di occupazione per la popolazione tra i 15 e 64 anni è salito di 1,9 punti percentuali al 44,2% (47,6 Mezzogiorno, 61,1 Italia). In calo le persone in cerca di occupazione con il tasso di disoccupazione che è sceso di 1,8% portandosi al 15,9% (14,4 Mezzogiorno, 7,9% Italia). Nel complesso il tasso di attività è salito al 52,7%, dato più elevato dal 2018.
L’incremento dell’occupazione riguarda le donne mentre la cassa integrazione si è dimezzata sull’anno precedente e torna a livello della pandemia.
“Rispetto al dato nazionale siamo distanti ma sono segnali da non trascurare”, ha detto Emanuele Alagna alla guida della filiale regionale della Banca di Italia. Rallenta il settore delle costruzioni dopo la sbornia degli incentivi che hanno riversato in Sicilia cinque miliardi di investimenti e anche quello industriale con minori esportazioni. In base ai dati forniti dalle casse edili provinciali, nei primi sei mesi del 2023 in Sicilia le ore lavorate sono diminuite del 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pur mantenendosi su livelli elevati nel confronto storico; il calo è dipeso soprattutto dal comparto dell’edilizia residenziale.
Lo si legge nell’aggiornamento congiunturale redatto dalla Banca di Italia e relativo alla Sicilia presentato questa mattina a Palermo. In base ai dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle Entrate, le compravendite di abitazioni, la cui crescita si era progressivamente indebolita nel 2022, sono diminuite del 3,3 per cento nel primo semestre di quest’anno; se si esclude il periodo pandemico, non si osservava una variazione negativa dal 2013. Rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso le quotazioni sono lievemente diminuite. Le transazioni di immobili non residenziali sono invece ancora cresciute (7,7 per cento); la flessione dei prezzi, in atto da oltre un decennio, si è attenuata. Anche per quel che riguarda le esportazioni dopo la forte crescita degli ultimi due anni, nel primo semestre del 2023 le esportazioni di merci siciliane si sono ridotte del 17,2% a prezzi correnti.
La diminuzione è dipesa per circa il 90% dal settore petrolifero che ha rappresentato i tre quinti dell’export regionale; il valore delle vendite del comparto è diminuito del 23,7 per cento a fronte di una riduzione delle quantità dell’1,3. Le esportazioni di prodotti non petroliferi si sono ridotte del 4,9%, diversamente dall’incremento osservato a livello nazionale; vi ha inciso soprattutto la contrazione nei comparti chimico e agro-alimentare. La riduzione dell’export complessivo ha riguardato le vendite verso i paesi al di fuori dell’Unione europea e, tra i principali paesi dell’UE, la Francia, soprattutto in ragione di una maggiore diminuzione del valore delle vendite di prodotti petroliferi verso questi mercati di destinazione.

– foto: da video xd5/Italpress –

(ITALPRESS).

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