Un neonato estremo prematuro con una grave malformazione dell’esofago è stato trattato con successo al Policlinico “Paolo Giaccone” grazie alla stretta collaborazione tra l’Unità Operativa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale e l’Unità Operativa di Chirurgia Pediatrica.
Nato da un parto precipitoso a 28 settimane di gravidanza con appena 800 grammi di peso, il piccolo paziente presentava atresia dell’esofago, una grave malformazione che impedisce l’alimentazione, mette a rischio la respirazione e richiede una ricostruzione chirurgica complessa e delicata. Il caso ha richiesto un approccio multidisciplinare per garantire la sua sopravvivenza e una buona qualità di vita futura. La stabilizzazione in terapia intensiva neonatale è stato il primo step. Data l’estrema prematurità e le ulteriori malformazioni cardiache associate, prima di poter essere operato il paziente è stato ricoverato per due mesi nell’Unità di Terapia Intensiva Neonatale, diretta dal professore Mario Giuffrè. Durante questo periodo sono stati anche necessari un supporto respiratorio e un supporto nutrizionale endovenoso per un adeguato apporto calorico-proteico.
“I neonati con quadri clinici di elevata complessità – osserva il professore Giuffrè – richiedono una collaborazione multidisciplinare tra professionisti di aree e competenze diverse, per accompagnare il paziente e la sua famiglia in un percorso lungo e difficile dalla diagnosi precoce al trattamento fino alla presa in carico a lungo termine. Il Policlinico di Palermo – continua il docente di pediatria – ha sperimentato fin dagli anni Novanta la stretta collaborazione tra neonatologia e chirurgia pediatrica, offrendo un percorso di assistenza e cura ai neonati con patologie malformative e genetiche che necessitano soluzioni di alta specializzazione”.
Non appena le condizioni del neonato sono state stabili, e raggiunto il peso di 1.800 grammi, è stato possibile procedere all’intervento chirurgico. L’operazione, effettuata dalla professoressa Maria Rita Di Pace, direttrice della chirurgia pediatrica, e dalla sua équipe, è durata tre ore e ha permesso la ricostruzione completa dell’esofago e la separazione tra l’esofago e la trachea.
Al termine dell’intervento il piccolo è ritornato in Terapia Intensiva Neonatale, ove è stato sottoposto ad assistenza respiratoria e nutrizione parenterale totale. Lungo e complesso è stato il percorso di educazione alla suzione e deglutizione per avviarlo progressivamente all’alimentazione enterale esclusiva, con il supporto dell’ équipe della TIN e della logopedista, la dottoressa Maria Rosa Paterniti, fino alla dimissione al quarto mese di vita.
“La storia di questo paziente – afferma la professoressa Di Pace – dimostra l’importanza imprescindibile dell’eccellenza accademica e clinica nella sanità pubblica. Dal gennaio 2023 abbiamo operato oltre venti casi di malformazioni neonatali di alta complessità, naturalmente senza mai perdere di vista l’importanza dell’abbattimento dei tempi d’attesa anche per interventi di routine, che ad oggi non superano i due mesi e che entro fine anno rappresenteranno circa mille casi trattati. Tengo a ringraziare – conclude la chirurga pediatrica – il prezioso apporto dell’équipe del servizio di Anestesia diretto dal professore Giarratano e tutto il personale sanitario, come sempre attento e professionale, soprattutto in un caso così delicato”.
Oggi il piccolo paziente continua il suo follow-up con neonatologi, chirurghi e logopedisti, questi ultimi hanno un ruolo fondamentale nella riabilitazione post-chirurgica: collaborano con il bambino e la sua famiglia per aiutarlo a imparare a deglutire correttamente, lavorando sulla funzione muscolare. “Il piccolo sta crescendo bene – concludono i due professori – dimostrando come il potere della medicina moderna e della collaborazione tra professionisti sanitari possa garantire un futuro migliore per i neonati che affrontano sfide così difficili fin dall’inizio della loro vita”.