Era stata accusata da alcuni funzionari comunali, nel corso di una gara pubblica per la gestione dei ciclo integrato dei rifiuti di avere turbato le operazioni di gare attraverso la falsa produzione di fidejussioni bancarie. Oggi, al termine di una lunga camera di consiglio, il tribunale di Palermo in composizione monocratica ha assolto M.V., amministratore unico della impresa CO.Ge.Si di San Giuseppe Jato perchè “i fatti non sussistono”.
Nel 2016 il comune di Monreale attraverso un bando pubblico con procedura “aperta” aveva invitato le imprese operati nel settore del ciclo integrato dei rifiuti a formulare offerte per la gestione del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti, con aggiudicazione attraverso l’offerta più vantaggiosa per l’Ente. Tra le offerte giunte, anche quella di Co.Ge.Si., a firma dell’amministratore unico. Il bando prevedeva a garanzia due fidejussioni rilasciate da imprese assicurative o di credito bancario per garantire al Comune la piena disponibilità economica per la gestione del servizio.
Fu proprio la Cogesi a vincere il bando per avere formulato la migliore offerta. Ma secondo alcuni funzionari amministrativi comunali, che controllarono la documentazione presentata dalla società, le fidejussioni erano false. Nonostante le rimostranze dell’azienda, la Cogesi venne estromessa dalla gara, il servizio affidato ad un’altra impresa e gli atti inviati alla Procura della Repubblica, che dopo una fase di indagini preliminari rinviò a giudizio M.V. per i gravi reati di turbativa d’asta e falso documentale oltre che di truffa aggravata in danno del Comune.
In sede di dibattimento M.V. dichiarò la propria estraneità ai fatti contestati, affermando di non avere richiesto polizze fidejussorie e che presso le due banche vi era una consistente provvista di denaro. I difensori Salvino e Giada Caputo, Francesca Fucaloro e Tommaso De Lisi, in sede di dibattimento, sono riusciti a dimostrare che l’imprenditrice non aveva fornito false credenziali, in quanto il bando comunale prevedeva la non necessità di produrre polizze bancarie dove la azienda dimostrava di avere negli anni sviluppato un volume di affari superiore ai 3 milioni di euro. Attraverso una consulenza tecnico finanziaria, i difensori dimostrarono che la Cogesi negli anni aveva movimentato un volume aziendale di quasi 4 milioni di euro. Da qui la pronuncia di assoluzione con ampia formula liberatoria. “Adesso M.V. – hanno precisato Salvino e Giada Caputo – intende avviare nei confronti dei responsabili comunali azione risarcitoria, per il grave danno economico e di immagine subito. Infatti a seguito della comunicazione da parte del Comune all’Agenzia nazionale anticorruzione, la Cogesi era stata esclusa da alcune aste pubbliche siciliane”.