Non si fermano le indagini condotte dalla Procura sull’ex vescovo di Trapani, molto conosciuto anche a Monreale, Francesco Miccichè. Ancora una volta ne dà conto il quotidiano La Repubblica.
Secondo la Procura di Trapani, guidata da Marcello Viola, “le accuse mosse dall’ex vescovo di Trapani Francesco Micciché al suo ex economo don Nino Treppiedi sono “inattendibili” e “frutto di una premeditata strategia ispirata da fini diversi dal senso di legalità con cui Micciché ha tentato, in un primo momento riuscendovi grazie anche a testimonianze compiacenti, di accreditarsi presso l’autorità giudiziaria”.
Sono trascorsi quattro anni dalle denunce dell’alto prelato che portarono all’apertura dell’inchiesta sui presunti ammanchi all’interno della curia trapanese. “Oggi la procura trapanese mette per la prima volta nero su bianco le accuse rivolte a colui che, all’inizio della vicenda giudiziaria, era il grande accusatore – si legge su Repubblica – , l’allora vescovo di Trapani Micciché. E lo fa firmando un decreto con il quale viene disposto il dissequestro di alcuni immobili al centro dello scandalo, quelli che – secondo Micciché – sarebbero stati venduti da don Treppiedi a sua insaputa incassando quasi un milione di euro. In realtà, le indagini hanno accertato che il vescovo (che aveva affermato di essersi reso conto solo nel 2011 di quanto avvenuto tre anni prima) avrebbe sempre mentito”.
Poi il quotidiano continua: “In un procedimento aperto in precedenza dalla giustizia ecclesiastica aveva infatti difeso l’operato di don Treppiedi divenuto poi “nemico” nel momento in cui, davanti al nunzio apostolico inviato dal Vaticano, aveva accusato l’allora vescovo di irregolarità nella gestione dei fondi dell’8 per mille. Accusandolo falsamente davanti alla Procura – scrivono ora i pm – Micciché tentava di minarne la credibilità. Adesso, la posizione giudiziaria dell’altro prelato, si fa sempre più’ pesante. Ritenendo infondate le sue accuse, la procura ha chiesto l’archiviazione del procedimento nei confronti di don Treppiedi e di altre 13 persone a vario titolo coinvolte e ha ipotizzato a carico di Micciché, nel frattempo indagato anche per appropriazione indebita e truffa, le accuse di calunnia e stalking nei confronti delle persone ingiustamente accusate”.