La cantina Calatrasi di San Cipirello chiude. Dopo che il tribunale ha dichiarato il fallimento della “Casa vinicola Calatrasi” con l’apposizione dei sigilli in contrada Piano Piraino a San Cipirello, ora c’è la sentenza definitiva della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo presieduta dal giudice Giuseppe Sidoti. A chiedere il provvedimento erano state le società “Metaenergia”, “Etb” e “Gruppo Simonetti”, che vantavano crediti per quasi 155 mila euro. E Riscossione Sicilia circa tre milioni di euro. A nulla è valso il tentativo di concordato preventivo da parte di Calatrasi. Il collegio di giudici, composto anche da Clelia Maltese e Monica Montante, ha nominato come curatore fallimentare l’avvocato Mario Alesi. Il Tribunale ha disposto inoltre l’apposizione dei sigilli sui i beni mobili della cantina fondata nel 1980 dai fratelli Maurizio e Giuseppe Miccichè di San Giuseppe Jato. Annessa alla cooperativa “Castel di Maranfusa” del padre Vincenzo, l’azienda ha prodotto e commercializzato per decenni vini apprezzati in Italia e all’estero. “D’Istinto” e “Terre di Ginestra” sono alcune delle tante e note etichette della Calatrasi. Negli ultimi anni, però, in coincidenza con la crisi del settore, era cominciato il lento ma progressivo declino. Per i 32 dipendenti della sede sancipirellese c’erano state la mobilità, la cassa integrazione e, per alcuni, anche il licenziamento. Pesanti le ricadute pure sugli operai stagionali e sui dipendenti delle tenute tunisine e pugliesi. Lo scorso anno in molti avevano sperato nell’arrivo di investitori cinesi. Sembra, però, che l’operazione sia sfumata proprio a causa dell’ingente buco finanziario. Nel marzo di quest’anno è arrivata un ulteriore tegola, stavolta giudiziaria: i titolari sono finiti, infatti, sotto accusa per truffa e riciclaggio. Dal 2007 al 2010 la Calatrasi, proprietaria di vigneti nella provincia di Brindisi, aveva ricevuto contributi dalla Regione Puglia destinati alla ristrutturazione della cantina. Partendo da due operazioni bancarie apparentemente distanti, la Guardia di finanza ha però scoperto un presunto giro di fatture false, transazioni bancarie anomale e documentazione fasulla.