Divieto di dimora per il sindaco di Giardinello Antonino De Luca, un ex finanziere condannato per favoreggiamento alla mafia e un dipendente comunale. Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di corruzione per l’esercizio della funzione, falsità materiale e ideologica commessa da pubblici ufficiali, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato. Ad eseguire l’ordinanza emessa dal gip i carabinieri della compagnia di Partinico, su delega della Procura di Palermo guidata da Maurizio De Lucia. Per il sindaco e l’impiegato comunale è scattato il divieto di dimora nel comune di residenza mentre per l’ex finanziere il divieto di dimora nell’intera provincia.
Grazie anche alle intercettazioni gli investigatori dell’Arma avrebbero documentato “una gestione della cosa pubblica condizionata da presunte logiche clientelari e lontane dal perseguimento dell’interesse pubblico”. Ricostruita inoltre, la condotta infedele di un agente di polizia municipale (indagato ma non destinatario delle odierne misure cautelari). Il sindaco di Giardinello, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, avrebbe assunto un ruolo attivo in diversi episodi criminosi.
Nel primo episodio, il sindaco avrebbe istigato l’agente di polizia municipale a redigere un falso verbale di accertamento per iscrizione anagrafica, al fine di consentire a un suo conoscente – già appartenente al Corpo della Guardia di Finanza e condannato in via definitiva per i reati di favoreggiamento alla mafia e rivelazione di segreto di ufficio – l’accoglimento di un’istanza indirizzata all’Ufficio di Sorveglianza del tribunale di Palermo, finalizzata alla concessione della remissione del relativo debito giudiziario per un ammontare di oltre 200.000 euro. Nello specifico, l’ex finanziere, destinatario del divieto di dimora nell’intera provincia, avrebbe prodotto una falsa attestazione di trasferimento di dimora da un comune all’altro, nonché una dichiarazione di formazione di un nuovo nucleo familiare a reddito zero, circostanza che avrebbe determinato un danno per il Ministero della Giustizia, avendo egli ottenuto per tale via la remissione del suddetto debito. Nei confronti dello stesso, il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni e somme pari all’ingiusto profitto, come detto pari a oltre 200.000 euro, ottenuto dall’indebita remissione.
Nel secondo caso le indagini avrebbero fatto emergere l’esistenza di un presunto accordo corruttivo tra il sindaco e un dipendente di un comune limitrofo, il quale ultimo avrebbe promesso al primo l’appoggio politico garantito da una sua parente, già consigliera comunale presso il comune di amministrato da De Luca, in cambio della promessa della stipula di una convenzione della durata di 18 mesi con il comune di appartenenza. L’accordo avrebbe consentito al dipendente comunale di svolgere ore di lavoro suppletive e di rientrare poi all’ufficio di appartenenza con un contratto a tempo pieno e un conseguente aumento retributivo. Anche nei confronti del corruttore è stata applicata la misura del divieto di dimora nel comune di residenza.