Un grido d’aiuto accorato, giunge questa sera, dai lavoratori della ex Ato2, sospesi da molto, troppo tempo, dal lavoro. Siamo andati a trovarli, questi nostri concittadini, i quali oggi, dopo tanta paziente attesa e tante promesse, al momento per gran parte disilluse, hanno nuovamente occupato il Palazzo di città. Si sono sistemati, uomini e donne, quelli insomma con il “livello” più basso d’impiego che l’ipotetico accordo, tra sindacati e la nuova azienda che dovrebbe subentrare, vuole ancora ridurgli. Non ci sono tra loro, quelli di ”livello” più alto e quindi, come al solito, a protestare, scioperare, passare notti scomode e lontano dalle loro famiglie, saranno quelli che San Francesco d’Assisi e, non è un azzardo scriverlo, chiamava gli “ultimi”. Staranno lì, per questa notte, al freddo della Sala Rossa e con i bagni serrati. Il solo conforto avuto, ci tengono a dirlo “è stato quello del Comandante della Stazione Carabinieri Maresciallo Gianluca De Venuto, il quale, unitamente ad alcuni cittadini ed a qualche consigliere comunale, ha voluto regalarci delle pizze e delle bibite”. Tra loro anche due ragazze, come gli altri dallo sguardo smarrito e frustrati nell’animo, da questa incredibile situazione che li porta a rimanere in una sorta di “limbo” lavorativo, dove ancora, nonostante rassicurazioni e pacche sulle spalle, non si intravede la luce. Ci raccontano di aver lavorato 22 giorni, tra dicembre e gennaio e di non aver ancora ricevuto le spettanze. Ci raccontano ancora, che l’ASP per i lavoratori sospesi non è stata accordata per qualche misterioso cavillo, l’ennesimo boccone amaro. Questo pomeriggio hanno incontrato il sindaco, che ha cercato di tranquillizzarli, dicendogli che si sta facendo tutto il possibile. Uno di questi Lavoratori ci dice, con le lacrime agli occhi “li preghiamo, preghiamo tutto il Consorzio di sindaci che dovrà gestire la nuova azienda, di farci tornare al più presto al lavoro. Siamo allo stremo – prosegue – da due mesi non vediamo un euro. I nostri bambini, le nostre mogli, non ce la fanno più”. Conclude con composta dignità, “ringraziamo chi, per noi, ha trovato una parola di conforto e chi ci sta fattivamente aiutando a sfamarci”. Anche noi, sinceramente colpiti, increduli ed anche indignati, andiamo via ma, veniamo per un attimo bloccati da uno di loro che ci fa sentire in diretta, al telefonino, il pianto di un bambino: è il figlio che rivuole a casa il suo papà, un papà che per questa notte, sperando – aggiungiamo noi – che sia l’ultima, dormirà nella Sala Rossa, la stanza di rappresentanza del sindaco Piero Capizzi.