Novità sul caso Giletti-Campanella, la famiglia di Pioppo “presentata” dal conduttore come mafiosa. Il Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Roma ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura per Giletti e ha ordinato al pubblico ministero, di acquisire nuova documentazione, assegnando il termine di quattro mesi per l’ottenimento dei documenti ritenuti necessari per la valutazione e, accogliendo così la richiesta dei difensori della famiglia di Giuseppe Campanella che si erano opposti alla richiesta di archiviazione.
Nell’aprile del 2016 , durante una trasmissione de l’Arena, nel corso della quale il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta aveva denunciato la presenza di soggetti condannati per gravi reati di mafia all’interno del comparto dei lavoratori forestali dipendenti della Regione, il conduttore Massimo Giletti intervistando Giuseppe Campanella, dipendente stagionale della Forestale, che nel lontano 1993 aveva riportato una condanna per favoreggiamento, lo presentò quale esponente della “pericolosa famiglia mafiosa dei Campanella”. I familiari, tutti incensurati, alcuni dei quali affermati professionisti, denunciarono Giletti per diffamazione aggravata.
In sede civile intanto il Tribunale di Palermo, condannò in solido la dirigenza della Rai e Giletti a risarcire l’intero nucleo familiare – difeso dagli avvocati Salvino Caputo, Francesca Fucaloro e da Giada Caputo (che ha curato le investigazioni difensive) – per i gravi danni subiti per essere stati additati come esponenti di una famiglia mafiosa. “Nel corso delle successive puntate – spiegano i legali – Giletti si scusava affermando di avere sbagliato, confondendo il Campanella con una altra famiglia mafiosa operante a Palermo”.
“Dopo 3 anni – continuano i legali – la Procura della Repubblica di Roma presentava richiesta di archiviazione asserendo che il Giletti non intendeva diffamare la famiglia Campanella”. I difensori dei Campanella dimostrarono che non esiste in provincia di Palermo un famiglia mafiosa Campanella e che Giletti senza operare alcuna preventiva verifica aveva diffamato in maniera irresponsabile l’intero nucleo familiare. All’esito della udienza camerale, accogliendo le tesi degli avvocati, il gip ha respinto la richiesta di archiviazione disponendo che il pubblico ministero acquisisca la documentazione sollecitata dai difensori del Campanella.
“Ancora una volta – ha dichiarato l’avvocato Salvino Caputo – assistiamo ad un uso spregiudicato della rete televisiva pubblica e di alcuni conduttori, che per rincorrere i livelli di ascolto affermano circostanze gravissime senza operare i doverosi controlli. Affermare pubblicamente che una famiglia appartiene a Cosa Nostra, in Sicilia equivale alla morte civile”.