San Giuseppe Jato, aveva hashish in tasca, ma non era sua, i giudici danno ragione ad un ragazzo

Redazione

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San Giuseppe Jato, aveva hashish in tasca, ma non era sua, i giudici danno ragione ad un ragazzo
I Carabinieri lo avevano fermato e denunicato. Assolto dopo 18 mesi

18 Gennaio 2016 - 00:00

Era stato segnalato alla Prefettura di Palermo e alla Procura della Repubblica  dai carabinieri della Stazione di San Giuseppe Jato, compagnia di Monreale, per avere guidato la propria autovettura  in stato di alterazione psico/fisica derivante dall’uso di sostanze stupefacenti. Aveva subito la sospensione della patente per 2 anni ed era stato costretto a sottoposti a visita specialistica presso il Servizio di Medicina Legale dell’ASP di Palermo. Aveva subito anche la segnalazione all’anagrafe nazionale degli abilitati alla guida del ministero dei trasporti di Roma. Nonostante avesse dichiarato ai militari dell’arma di non avere fatto uso di sostanze stupefacenti. È quanto accaduto ad A. G. D., residente a San Giuseppe Jato, in data 7 marzo 2012 a seguito di un controllo stradale da parte dei militari dell’Arma appartenenti alla Compagnia dei Carabinieri di Monreale, Stazione di San Giuseppe Jato. Questi ultimi avevano rinvenuto in una tasca degli abiti del ragazzo una dose di hashish. Nel corso del controllo il giovane si rifiutava di sottoporsi ad accertamenti sia per la circostanza di non avere fatto uso di sostanze stupefacenti nel momento in cui aveva assunto la guida dell’autovettura, che per il fatto che i militari non erano in possesso degli strumenti idonei ad eseguire gli esami tossicologici sul posto, così come prevede la normativa vigente nel rispetto della riservatezza. I militari infatti avevano dedotto che il giovane era alla guida in stato di alterazione psico/fisica soltanto per lo stato di emotività dello stesso. A seguito della segnalazione, il Prefetto di Palermo il 14 febbraio 2013 disponeva la sospensione per la durate di 2 anni del documento di guida oltre alla segnalazione alla Medicina legale alla Procura della Repubblica e all’anagrafe nazionale del ministero dei trasporti. I difensori di A.G.D., Salvino Caputo, Francesca Fucaloro e Giuseppe Gravina, presentavano immediato ricorso all’Ufficio del Giudice di Pace di Palermo deducendo la violazione della normativa in materia di accertamento di guida in stato di alterazione psico/fisica da stupefacenti in quanto i militari dell’arma avrebbero dovuto, in quanto atto di polizia giudiziaria, accompagnare A.G.D. presso una struttura ospedaliera per sottoporlo agli esami tossicologici. Unico esame idoneo e previsto dalla legge a stabilire la presenza di consumo di sostanze stupefacenti al momento della guida di un’autovettura. Il Giudice di Pace, Carmelina Citarda, dopo un processo durato quasi 18 mesi, ha accolto il ricorso dei difensori ed ha disposto con sentenza depositata il 9 aprile scorso l’annullamento del decreto del Prefetto di Palermo e l’immediata revoca del provvedimento di sospensione. Il giudice infatti ha stabilito che lo stato di alterazione di cui all’art. 187 del codice della strada impone un accertamento che richiede conoscenze specialistiche ed esami specifici su campioni biologici. Accertamento che non può essere sostituito da un esame esterno della persona controllata, ma in quanto attività di polizia giudiziaria impone il ricorso a rigorose procedure espletabili attraverso strutture sanitarie specialistiche e con la attività in contraddittorio con sanitari di fiducia del fermato e con idonee garanzie sia difensive che a tutela della riservatezza. Adesso la difesa sta valutando l’avvio di iniziative di natura risarcitoria attese le conseguenze subite dal ragazzo.

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