Palermo, la storia della bici in esposizione

Redazione

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Palermo, la storia della bici in esposizione
Foto, video, testimonianze ed anche alcune bici trasformate dal maestro Cannatella

18 Gennaio 2016 - 00:00

Coppi e Bartali che si passano la borraccia, foto storiche rimaste nella memoria e negli occhi, riproduzioni di biciclette antiche e super tecnologiche prodotte dalla Lombardo, quelle artistiche di Massimo Cannatella  e un po’ ovunque le parole di Paolo Alberati,  grande appassionato di biciclette, allenatore e autore delle biografie “Fausto Coppi un uoo solo al comando” (Giunti Editore) e “Gino Bartali, mille diavoli in corpo” (Giunti editore). Inaugura  venerdì 4 aprile 2014 dalle ore 18 “UNMONDOINBICI”, questo il titolo della mostra organizzata da Vuedu Factory, spazio polifunzionale di Daniela Vinciguerra in via Sperlinga  32, zona Teatro Massimo.  “L’idea della mostra? Esiste un mondo in bici, basta guardarsi attorno e vedere  le strade che brulicano sempre di più di gente su questo meraviglioso mezzo  – spiega Daniela Vinciguerra – Forse la crisi ci costringe ad un risparmio o forse è una scelta ecologica, non saprei,  ma sempre più persone scelgono la bicicletta. La bicicletta è storia, sport, ecologia, tecnologia, ma anche economia legata. Ideata dalla genialità di Leonardo da Vinci, la bicicletta di fatto nata nell’800, ci ha accompagnato nella nostra storia, divenendo per esempio, uno dei simboli della Resistenza, supportando la gente nella fuga dalle città bombardate, compagna di spostamenti necessariamente rapidi e scattanti dei nostri partigiani. Orgoglio Italiano di risultati sportivi  di grandi uomini come Bartali e Coppi, eterni rivali ed amici. La mostra guarda quest’oggetto così comune nella nostra vita a 360 gradi. E così mi sono avvalsa di partner speciali:  la tecnologia  con  la Lombardo, azienda siciliana che  esporta in tutto il mondo,  l’Arte con le creazioni di Massimo Cannatella, la memoria con Paolo Alberati. Su una grande pista ciclabile allestita all’interno della Galleria – spiega l’architetto Vinciguerra – saranno esposte alcune tra le biciclette più tecnologiche prodotte dalla Lombardo,  le creazioni di Massimo Cannatella, alcuni cimeli storici sia per adulti che per bambini. Il percorso del visitatore non sarà solo visivo (immagini proiettate e oggetti reali), si muoverà anche all'interno delle  parole di Paolo Alberati  testimonianza di aneddoti  su Bartali e Coppi”. “In bici osservi il mondo a velocità umana – racconta Paolo Alberati, sportivo, ciclista, scrittore e intellettuale del pedale –  Respiri a pieni polmoni mentre ti sposti. Se vi fossero solo biciclette, respireresti solo aria pulita. E infine la bicicletta ti fa sorridere. Alle città italiane manca prima di tutto la cultura della bici. L'Italia è addirittura il paese in Europa con il maggior numero di ciclisti uccisi dalle auto: circa 300 all'anno. Un intero plotone. Conquistata la cultura, a cui un evento come la nostra mostra contribuisce in maniera fantastica e creativa, allora si può cominciare a pensare a piste ciclabili, al bike-sharing e rastrelliere come parcheggi fuori da stazioni, uffici pubblici, scuole, abitazioni, ossia tutto quello che c'è già nelle città del nord Europa. Ma prima di tutto a Palermo manca ancora la cultura della bici: sta a noi contribuire in questa impresa”. Prestigiosa la presenza della Lombardo, azienda leader nel settore, che porta nel mondo un prodotto interamente made in Sicilia.  “Siamo presenti in oltre 700 punti vendita in tutt’Italia – spiega Emilio Lombardi – La Cicli Lombardo Spa è un’azienda all’avanguardia in forte espansione sia in Italia che sui mercati internazionali che apprezzano la cura dei dettagli, l’eleganza delle forme e la storicità di un marchio sinonimo di tradizione e affidabilità. Sono 26 i mercati, dagli Stati Uniti all'Australia, raggiunti dall'azienda, fondata nel 1952 a Buseto Palizzolo (Trapani) da Gaspare Lombardo, insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica. Lombardo bikes oggi è presente in oltre 700 punti vendita in Italia e vanta anche una sede, aperta nel 2005, in Germania, a Rheinmuster. Il nostro segreto? La cura artigianale del design, l’attenzione ai dettagli e l’eleganza tutta italiana spiccano nelle forme, nella scelta dei colori, di ultima tendenza, e nelle rifiniture”. E’ c’è chi le biciclette se le costruiva da solo e le usava per correre e per vincere come Totò Cannatella, nonno di Massimo. “La nostra è una lunga tradizione familiare – spiega Massimo Cannatella ciclista e artista –  fatta di amore e passione e che inizia con mio padre, ai  primi ‘900, Totò Cannatella,  campione e artigiano. Costruiva le biciclette con le quali correva.  Passione nella passione e lo stesso vale per me, da sempre nutro un interesse particolare per l'arte, imbrattavo le tele a modo mio sino a che i pennelli e la tecnica degli artisti ai quali ho sempre guardato con interesse, inconsapevolmente mi hanno portato a trasferire le mie emozioni su pezzi unici come le biciclette artigianali che creo. L'amore per le biciclette è tale che in loro ho pian piano trasferito l'interesse per Pollock,  di cui amo la forza libera della creazione e l’uso del colore; Rotella con la sua idea di bello che riesce a rendere interessante e imprevedibile ciò che per noi è comune e quotidiano; Burri con le sue linee che formano il  gretti, la metafora del labirinto e Pistoletto con il suo lavoro interiore che diventa un tutt’uno con l’oggetto artistico. Le mie bici vivono di vita propria, pezzi unici ed irripetibili nate da un impeto creativo del quale io stesso subisco il fascino. Lontane dal puro spirito commerciale sono per me l'arte in movimento”.

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