Al Rizzoli di Bagheria dal 2012 ad oggi anni sono stati effettuati 134 interventi per la cura del piede torto congenito, una deformità che comporta un’alterazione dell’anatomia del piede. Di questi, 14 fra gennaio ed agosto del 2021. Numeri importanti per un intervento molto delicato che riguarda i pazienti neonati, la cui deformazione va corretta nelle primissime settimane dopo la nascita. Dopo la displasia dell’anca, il piede torto congenito rappresenta la deformità congenita più diffusa, con una media di un caso ogni mille nati. In un caso su due la deformità si manifesta bilateralmente.
Il più delle volte si tratta di malformazione isolata, più raramente può manifestarsi nell’ambito di quadri patologici generali più complessi, rappresentando una delle manifestazioni cliniche della patologia di base. Tra queste le più comuni sono sindromi malformative, come ad esempio l’artrogriposi, patologie neurologiche o neuromuscolari, come ad esempio paralisi cerebrali infantili, esiti di mielomeningocele o distrofie muscolari, oppure disordini genetici e aneuploidie.
LA DIAGNOSI
La diagnosi di solito viene effettuata immediatamente alla nascita. Ma, grazie agli esami ecografici, è possibile ottenere una diagnosi prenatale molto precisa.
“Clinicamente si possono riconoscere quattro forme di piede torto – spiegano gli ortopedici del Rizzoli Sicilia Matteo Romantini e Matteo Nanni. – La forma di gran lunga più frequente è il piede torto equino-varo-addotto-supinato, che riguarda circa l’80% dei casi, mentre meno frequenti sono il piede torto talo-valgo-pronato, il metatarso varo, il piede torto astragalo-verticale o reflesso. Il trattamento della forma più diffusa di piede torto viene intrapreso pochi giorni dopo la nascita e prevede la manipolazione del piede e l’applicazione di apparecchi gessati, che si estendono dal piede alla radice della coscia con lo scopo di modellare il piede in progressiva correzione delle diverse componenti della deformità”.
L’Istituto Ortopedico Rizzoli si contraddistingue per la presenza di personale infermieristico con competenze avanzate sul confezionamento di apparecchi gessati semplici, complessi e gessi per le patologie pediatriche, come il piede torto congenito. Presso il dipartimento Rizzoli Sicilia la sala gessi è gestita dall’infermiere esperto Arturo Curci coadiuvato dalla collega Monica Gutierrez.
La tecnica di correzione mediante apparecchi gessati avviene secondo la metodica di Ponseti, dal nome del suo ideatore, che rappresenta ad oggi il gold-standard del trattamento. Gli apparecchi gessati vengono sostituiti in genere ogni 5-7 giorni e ad ogni sostituzione è prevista una progressione del grado di correzione del piede indotta dalla diversa forma dell’apparecchio gessato.
L’infermiere gessista segue tutto il percorso del piccolo paziente dal primo ingresso sino all’ultimo trattamento effettuato ed è presente anche in sala operatoria durante l’intervento per il confezionamento dei gessetti. Un lavoro sinergico fondamentale al Dipartimento Rizzoli Sicilia e un’integrazione perfetta fra il ruolo del medico e quello dell’infermiere che, insieme, seguono un percorso formativo di altissimo livello, nell’ottica della multi-professionalità.
“L’utilizzo della chirurgia per la correzione del piede torto congenito si sta progressivamente riducendo ed ormai vi si ricorre solo in caso di recidiva” precisano Nanni e Romantini.
LA TECNICA
La tecnica adottata al Rizzoli prevede che, al termine del trattamento con apparecchi gessati, la correzione completa del piede avvenga mediante un piccolo taglio percutaneo al tendine di Achille, tecnicamente definito tenotomia, che ha lo scopo di correggere la componente di equinismo della deformità, altrimenti difficilmente correggibile con il solo trattamento con apparecchi gessati. Una volta eseguita la tenotomia viene quindi applicato un ultimo apparecchio gessato che prevede la definitiva posizione corretta del piede. “A causa dell’elevato rischio di recidiva – concludono i due ortopedici – una volta corretto il piede torto necessita assolutamente di proseguire il trattamento mediante l’applicazione di appositi tutori che contrastano la spiccata tendenza che ha il piede a riprodurre la deformità originaria durante la crescita. Il trattamento con i tutori in genere comprende i primi 4-5 anni di vita, poi il rischio di recidiva si riduce notevolmente”.
In altre forme meno diffuse, come il piede torto metatarso varo, il trattamento può prevedere l’utilizzo di apparecchi gessati in associazione o in alternativa all’utilizzo di particolari scarpette o tutori che producono la progressiva correzione del varismo dell’avampiede.
Il piede torto congenito talo-valgo-pronato rappresenta per lo più una forma benigna in cui il piede risulta ruotato verso l’esterno rispetto alla gamba. Frequentemente questa patologia va incontro ad una risoluzione spontanea nelle prime settimane di vita, mentre nei casi in cui perduri è prevista anche in questo caso la possibilità di trattamento mediante apparecchi gessati correttivi.
Il piede torto astragalo-verticale, infine, rappresenta una forma rara e molto severa di piede torto. In questo caso il tendine di Achille è retratto e comporta l’equinismo del retropiede, mentre la parte anteriore del piede si trova in posizione dorsiflessa e ciò produce una convessità della pianta del piede il cui punto di appoggio è rappresentato dalla testa dell’astragalo rivolta verso il basso. Anche questa forma prevede un iniziale trattamento correttivo con apparecchi gessati, pochi giorni dopo la nascita, e un successivo intervento chirurgico di tenotomia percutanea del tendine di Achille associato in questo caso alla stabilizzazione chirurgica dell’articolazione mediotarsica (metodica di Dobbs o “Ponseti inverso”). Una volta ottenuta la correzione è necessario proseguire con il tutore per i primi 4-5 anni di vita, analogamente a quanto avviene per la forma equino-varo-supinato, a causa degli elevati rischi di recidiva della deformità. Qualora invece non si riesca ad ottenere la correzione con gli apparecchi gessati o nei casi di recidiva è indicato intervenire chirurgicamente e in questo caso possono essere utilizzate diverse tecniche che prevedono la diversa combinazione di tenotomie, allungamenti e transfer tendinei, capsulotomie, osteotomie e artrodesi.