Monreale, non si piegò alla mafia: a 35 anni dall’omicidio chiesta una via per Vincenzo Miceli

Redazione

Cronaca - La lettera al sindaco

Monreale, non si piegò alla mafia: a 35 anni dall’omicidio chiesta una via per Vincenzo Miceli
A chiederlo è l’Associazione "Liberi di Lavorare", con il presidente Biagio Cigno

23 Gennaio 2025 - 08:19

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del presidente dell’Associazione “Liberi di Lavorare” Biagio Cigno, indirizzata all’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Alberto Arcidiacono. Nella lettera, Cigno, chiede l’intitolazione di una via della città normanna a Vincenzo Miceli, imprenditore monrealese che non si piegò alla mafia e, che per questo venne ucciso il 23 gennaio 1990. Ecco il testo integrale della lettera:

Da anni l’Associazione Liberi di Lavorare che presiedo si batte per perpetuare la memoria di un eroe e martire della mafia che l’Amministrazione non si capisce per quale motivo vuole rimuovere dalla memoria collettiva.

Non una cerimonia commemorativa, non una targa che lo ricordi, non l’intitolazione di una via per questo personaggio che al pari di altri imprenditori non volle piegarsi al pagamento del pizzo alla mafia. A Monreale non esistono eroi di serie A o eroi di serie B. Per me il Capitano Basile, il Capitano D’Aleo, caduti nell’adempiere il proprio dovere, sono meritori al pari di Giuseppe La Franca e di Vincenzo Miceli, questi due ultimi imprenditori che si erano ribellati allo strapotere mafioso e per questo vennero uccisi.

Il 23 gennaio di 35 anni fa veniva ucciso a Monreale Vincenzo Miceli contitolare di un’impresa edile che si rifiutò tenacemente di pagare il pizzo ai suoi estortori. Dopo anni di depistaggi ed occultamento di prove grazie alle rivelazioni di alcuni pentiti: Giovanni Brusca, Santino Di Matteo e Giuseppe Monticciolo la verità venne a galla. La sua uccisione doveva essere di monito per tutti gli altri imprenditori che non volevano pagare il pizzo. Ma da anni siamo una voce inascoltata. Chiediamo pertanto che l’Amministrazione comunale si faccia carico di ricordare questo personaggio, magari intitolandogli una strada affinchè la memoria ed il suo ricordo possano essere da monito per le nuove generazioni.

Chi era Vincenzo Miceli

Vincenzo Miceli era un geometra e imprenditore che lavorava a Monreale. Fu ucciso il 23 gennaio del 1990 perchè non si piegò al pizzo, denunciando le estorsioni. Era amministratore della sua impresa di costruzioni, che si occupava di realizzare per conto degli enti pubblici, strade, illuminazioni ed edifici pubblici. Un lavoratore che non si piegò ai ricatti dei mafiosi, ucciso perchè non voleva sottostare alle decisioni “intavolate” degli appalti. La verità sulla morte dell’imprenditore monrealese arrivò dopo le dichiarazioni dei pentiti Giovanni Brusca, Santino Di Matteo e Giuseppe Monticciolo. Lo stesso Brusca, durante l’interrogatorio lo definì :”Un onesto lavoratore. Uno che non voleva pagare il pizzo e che faceva delle denunce”.

Per l’omicidio di Vincenzo Miceli e di altre sei vittime della mafia (Girolamo Palazzolo, ucciso a San Giuseppe Jato nell’ottobre del ’94; Francesco Reda, 13 agosto 1994; Antonino Cangelosi, Borgetto, 8 aprile 1994; Domenico D’Anna a San Giuseppe Jato, 16 ottobre 1993; Giuseppe Ilardi, Camporeale, 24 gennaio 1991 e Fabio Mazzola ucciso a San Cipirello, 5 aprile 1994) furono condannati nel 2004 all’ergastolo i boss mafiosi Giuseppe e Romualdo Agrigento, Antonino Alcamo, Castrenze e Giuseppe Balsamo, Benedetto Capizzi, Francesco La Rosa, Agostino Lentini, Biagio Montalbano, Domenico Raccuglia, Michele Traina e Leonardo Vitale. Pene minori, invece, per Giovanni Bonomo ed i pentiti che hanno collaborato all’inchiesta, autoaccusandosi, Enzo Salvatore Brusca (16 anni) e Mario Santo Di Matteo (13 anni).

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