Riceviamo e pubblichiamo una nota che ha inviato alla nostra redazione Stefano Lo Coco, ex componente della Consulta di Pioppo.
“Cambiano gli assessori, si nominano i consulenti, si modificano gli schieramenti per fare un po’ tutti contenti; si pensa al Natale, allo street food Fest, ai quaranta che ballano i novanta, solo non si vede traccia di come coinvolgere le frazioni nel processo delle decisioni democratiche di questo paese che, ricordiamolo, non è Roma, Parigi o New York. Un’amministrazione così attenta alle strategie, agli equilibri, a esserci … attenta al punto da rispondere a tutti su Facebook e whatsapp che ricorda tutto, ma che dimentica di nominare i componenti delle consulte di frazione: Non è strano? Vero è che le consulte non hanno un peso determinante nelle decisioni, ma sono pur sempre una voce che rimane, organismi rappresentativi delle realtà locali e figlie di quei consigli di frazione che possono garantire il giusto raccordo tra gli interessi delle frazioni singole e il comune e soprattutto possono non far morire quell’ispirazione democratica che dovrebbe sempre guidare la politica.
Le consulte di frazione libere possono contribuire a mettere un freno all’autoreferenzialità di alcuni e aiutare a non ricadere nella logica di quelle oligarchie locali che hanno caratterizzato il dopoguerra almeno dalle nostre parti. Certo si potrebbe dire ancora che non fossero poi ascoltate più di tanto, però la loro presenza, le pur poche iniziative di confronto, le contestazioni formali, le richieste di chiarimento (ne ho fatte tante), le votazioni contro i “pacchi” delle varie amministrazioni, erano o saranno un modo per esercitare la democrazia e mettersi di traverso come nel caso di quello schifo di cimitero che volevano fare a Renda. Le consulte, per quanto mi riguarda erano il modo per distinguermi dall’amministrazione monrealese quando non ha guardato agli interessi della mia comunità, rimarcare la mia identità di pioppese e arginare i tentativi di accentrare le decisioni.
Intanto però ci stanno riuscendo a togliere, a minimizzare poco alla volta, per quanto gli è possibile nei limiti del loro potere, i momenti di partecipazione democratica e il ritardo nella nomina delle consulte ne è una prova evidentissima. Ci stanno riuscendo anche attraverso qualcosa di basico nella pratica politica ovvero accontentando tutti singolarmente anche con piccole attenzioni e tradendo i principi della nostra Carta costituzionale dal basso. Speriamo bene e nei giovani di buona volontà”.