Cronaca

La vicenda “Lease-back” della caserma dei Carabinieri, cala il sipario: la sentenza non sarà appellata

Cala il sipario definitivamente sulla “questione “Lease-back” (ne parlavamo in questo articolo). Infatti, a seguito della Sentenza della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Siciliana, presieduta da Salvatore Chiazzese (Sergio Vaccarino giudice e Gioacchino Alessandro giudice relatore), il Pm non ha ritenuto di procedere in appello. E oggi sono scaduti i termini. Ma cerchiamo di ricostruire la storia. Con l’operazione “Lease-back”, condotta sull’immobile adibito a Caserma dei Carabinieri in zona Cirba a monreale, il Comune incamerò dalla banca Carige (che si aggiudicò il contratto) poco più di 8,5 milioni di euro, da restituire con un canone anticipato di 145 milioni di euro e 39 canoni semestrali da quasi 204 mila euro ciascuno oltre iva (compensati con i proventi dell’affitto della stessa Caserma, pagato dal Ministero dell’Interno, che è rimasta nella disponibilità del Comune di Monreale). Siamo nel 2006. L’operazione permise al Comune di Monreale di ripartire dopo un periodo di grandissima difficoltà finanziaria. La vicenda era rimasta consegnata alla storia degli atti del Comune fino a quando, nell’ottobre del 2020, cioè 14 anni dopo l’erogazione di quella cifra, il segretario generale del Comune di quel periodo, Francesco Fragale, oggi segretario della Città Metropolitana di Palermo, cominciò una serie di accertamenti su questa operazione che culminarono in un vero e proprio esposto presso la Corte dei Conti.

Con la rinuncia a presentare appello da parte del Pubblico Ministero si chiude, pertanto, definitivamente la vicenda che aveva investito l’Amministrazione guidata all’epoca (2004-2005) da Toti Gullo e gli assessori, che con il primo cittadino votarono gli atti di bilancio (Roberto Gambino (vicesindaco), Stefano Gorgone, Tony Pantuso, Mariella Petrotta, Fabio Sciortino, Gaetano Sirchia, Antonino Fundarò, Giuseppe Leto, Giuseppe Magnolia, Mimì Palma, Toti Zuccaro). E alcuni consiglieri comunali del tempo erano starti rinviati a giudizio (Fabio Billetta, Giuseppe Bono, Giovanni Brusca, Claudio Burgio, Piero Capizzi, Vincenzo Cassarà, Vittorio Di Salvo, Mimmo Gelsomino, Enzo Giangreco (nel frattempo deceduto), Filippo Giurintano, Marco Intravaia (zio dell’attuale deputato regionale), Massimiliano Lo Biondo, Pippo Lo Coco, Girolamo Mondello, Roberto Oddo, Giovanni Schimmenti, Fortunato Segreto e Angelo Venturella). Rinviati a giudizio ai tempi anche i dirigenti comunali che autorizzarono gli atti (Antonino Sciacchitano, Fabrizio Dall’Acqua, Gaetano Scalici ed Elena Conti) oltre ai componenti del collegio dei revisori (Marcello Barbaro e Giovanni Carlotta).

Ieri, con nota di accompagnamento trasmessa via pec, Roberto Gambino ha invitato l’attuale Segretario Generale ad assumere la relazione tecnica di Calcedonio Li Pomi, Consulente di parte, all’interno del fascicolo di riferimento in possesso del Comune. Afferma Gambino: “Questa relazione rappresenta un importante elemento di ricostruzione storica dei fatti oggetto del procedimento presso la Corte dei Conti. È evidente che nella sentenza finale sono stati presi in esame elementi di merito sollevati nella stessa relazione tecnica che mettono in discussione sia l’impianto accusatorio che, ancor di più, quanto relazionato a suo tempo dall’ex segretario generale del comune, Fragale. Tanto si è ritenuto opportuno per restituire una corretta lettura storica degli eventi e per stigmatizzare frettolose e superficiali interpretazioni di una vicenda così complessa e risalente ad un ventennio addietro. Trasmettere questa relazione, determinante per la ricostruzione degli eventi, rappresenta per me un atto dovuto nei confronti di tutti gli amministratori, ma anche e soprattutto per i tecnici e i dirigenti comunali di quel periodo, in primis il segretario generale di allora, Fabrizio Dall’Acqua, che hanno operato nell’interesse esclusivo del Comune di Monreale”.

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