I cinque operai morti e i tre feriti a Casteldaccia nella strage sul lavoro nella cisterna interrata, non dovevano entrare nell’impianto di sollevamento delle acque reflue. L’appalto vinto dalla ditta Quadrifoglio prevedeva la manutenzione di quel tratto di rete fognaria a livello strada operando dai tombini con sonde ad alta pressione per liberare il tratto di condotta fognaria occluso. Non è chiaro perché gli operai siano scesi all’interno della stazione di sollevamento e neanche cosa sia accaduto dopo. L’ipotesi che si sia rotto un tubo da cui poi è fuoriuscito il gas è smentita dai vigili del fuoco, mentre non si esclude che gli operai abbiano potuto aprire una paratia che sarebbe dovuta restare chiusa. L’ambiente infatti, in condizioni normali, è a tenuta stagna. Gli inquirenti della squadra mobile, coordinati dal procuratore capo Ambrogio Cartosio, hanno sentito per tutta la notte il direttore dei lavori, un tecnico dell’Amap la partecipata del Comune di Palermo che è stazione appaltante. Al momento nel fascicolo per omicidio colposo non sono iscritti indagati.