Pasquale Villanova (consigliere comunale dal 2009 al 2014), Filippo Giurintano (consigliere comunale dal 2009 al 2019), Aurelia Di Benedetto (consigliere comunale dal 2014 al 2019), Fortunato Segreto (consigliere comunale dal 2009 al 2014), Rosa Pica (consigliere comunale dal 2014 al 2019), Manuela Quadrante (consigliere comunale dal 2014 al 2019), Salvatore Grippi (consigliere comunale e assessore dal 2009 al 2014): loro sono gli ex consiglieri comunali che hanno chiesto soldi al comune di Monreale. La storia è questa. E si intreccia con varie leggi degli anni passati. Da quella del 2005 (numero 266) che impose la decurtazione del 10 per cento delle indennità, passando poi all’applicazione della riduzione del 10 per cento dell’indennità prevista dall’amministrazione comunale con un’apposita delibera della giunta comunale nel 2008, fino all’ultima, la riduzione del 30 per cento dell’indennità di carica secondo le previsioni del decreto legislativo 149 del 2011, poi trasformato nella legge 228 del 2012 e poi dichiarato illegittimo dalla corte costituzionale con sentenza 219 del 2013.
Una sentenza che ha messo in crisi tantissimi comuni che si sono visti recapitare decine di lettere dagli avvocati che difendevano gli ex consiglieri e assessori (ma anche ex sindaci) per chiedere il conteggio dei loro compensi mancanti. A Monreale c’è stato anche il caso dell’ex sindaco Filippo Di Matteo che ha chiesto e ottenuto parecchi soldini per la mancata indennità ricevuta quando era in carica in Sala Rossa. A ruota, ovviamente, stanno chiedendo i soldi tutti gli ex consiglieri e assessori che hanno subito il “taglio”. In questa tornata, come detto sono sette, difesi dall’avvocato Rosaria Messina. Chiedono tutti i compensi arretrati che vanno da un minimo di 1.500 a 7.300 euro, in base alle presenze fatte in quegli anni nelle commissioni e nei consigli comunali.
“Ormai una situazione che conosciamo – dice il sindaco Alberto Arcidiacono – Si tratta di soldi che dobbiamo dare agli ex consiglieri comunali e agli ex assessori. Ma tutto questo comporta un super lavoro per i nostri uffici legali e comunali che devono conteggiare con attenzione e precisione tutte le presenze dei consiglieri comunali. Purtroppo c’è già una sentenza sul caso e va da se che tutti, a cascata, faranno le loro richieste. Si tratta di una spesa importante per le casse comunali”. Il sindaco Arcidiacono ha fatto sapere che non chiederà il recupero delle indennità passate, cioè quando lui era presidente del consiglio comunale ai tempi del sindaco Di Matteo. Una decisione presa anche dall’ex sindaco Piero Capizzi che, come si apprende da fonti interne, ha deciso di non chiedere al comune l’integrazione dei soldi percepiti quando era in carica come primo cittadino nella scorsa tornata amministrativa.