Palermo

Sgominata banda dedita al riciclaggio di auto rubate: 20 indagati

Riciclaggio di auto rubate ed estorsioni commesse con la tecnica del cosiddetto “cavallo di ritorno“. Sono le accuse formulate nei confronti di 20 persone raggiunte da un’ordinanza di misure cautelari emessa dal gip del tribunale di Palermo su richiesta della Procura palermitana ed eseguita dalla polizia. Di questi, 7 sono destinatari della custodia cautelare in carcere, 5 degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, 3 dell’obbligo di dimora nel comune di Palermo, uno dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; altri 4 sono destinatari di informazione di garanzia emessa dal pm.

Le indagini dei poliziotti del Commissariato Brancaccio hanno accertato che il gruppo, con base operativa allo Sperone, è risultato responsabile di un vasto giro di riciclaggio di auto rubate, alle quali sono stati alterati i dati dei telai mediante nuove punzonature effettuate illecitamente, riportandovi quelli di auto incidentate, quasi tutte inutilizzabili, acquistate per questi scopi. Montando sulle auto rubate ripunzonate le targhe delle auto incidentate, gli indagati sono riusciti a “commercializzarle” dopo inesistenti collaudi cambiando, fraudolentemente, la destinazione d’uso da “autocarro” ad “autovettura”, attraverso la complicità di un impiegato della Motorizzazione civile di Palermo, arrestato per analoghi fatti il 28 febbraio 2023 dalla polizia.

È stato anche possibile accertare come il gruppo si sia reso responsabile di varie estorsioni consumate ai danni di proprietari di auto rubate, restituite dopo essere riusciti a riscuotere le somme di denaro estorte adottando la tecnica criminale denominata del “cavallo di ritorno”. In particolare, sono stati riscontrati 22 casi di riciclaggio di veicoli e 3 di ricettazione presso depositi individuati durante le indagini (con sequestri di numerosi organi motore e organi cambio rubati), 14 estorsioni per la restituzione di auto rubate, commesse con la tecnica del cavallo di ritorno e 8 furti di auto. Oltre alle auto sequestrate nel corso delle indagini sono state effettuate perquisizioni con sequestri nei siti individuati durante le indagini, dove i componenti dell’associazione hanno condotto i mezzi rubati e le auto incidentate, uno individuato nel quartiere Sperone e due a Partinico.

Le indagini sono partite a giugno del 2022 quando è stato commesso il furto di un’auto poi trovata dal proprietario qualche giorno dopo. È interveniva una volante del Commissariato Brancaccio e il personale della polizia scientifica, che ha repertato un’impronta utile appartenente ad uno degli indagati. Nel frattempo è stato accertato che lo stesso era in contatto con un altro pregiudicato, in passato indagato per avere fatto parte di un sodalizio dedito a questo tipo di traffici criminali, e gli investigatori hanno quindi proceduto con approfondimenti investigativi sui diversi rinvenimenti di auto rubate avvenuti in quel periodo, tutti contraddistinti dalle medesime particolarità, ovvero le auto al momento della riconsegna si presentavano integre ad eccezione del danneggiamento delle serrature degli sportelli e dei quadri di accensione. In relazione a tre estorsioni commesse a seguito di altrettanti furti di auto è emerso l’interessamento di due noti mafiosi, uno della famiglia di Brancaccio e uno della famiglia di Villabate, mentre in relazione al furto di un’auto di proprietà della moglie di un detenuto mafioso è emerso come i componenti del gruppo criminale si siano alacremente impegnati per recuperare il veicolo.

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