Gli erano stati sequestrati dopo un’indagine del Nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo nel luglio 2017 e, volta all’individuazione delle disponibilità economiche-imprenditoriali di esponenti di Cosa nostra, adesso con un provvedimento della Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Palermo, beni per un valore di 500 mila euro, sono stati confiscati a Tommaso Lo Presti.

Con il provvedimento la confisca di primo grado emessa dalla stessa Autorità Giudiziaria nel novembre del 2020, è stata dichiarata irrevocabile con sentenza della Corte di Cassazione e l’ingente patrimonio, è entrato definitivamente a far parte del patrimonio dello Stato. Lo Presti attualmente detenuto presso il carcere di Voghera, soprannominato “u pacchiuni”, era stato tratto in arresto nell’aprile del 2014, nell’ambito dell’operazione denominata “Iago”, con l’accusa di aver rivestito il ruolo di vertice del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova, dirigendone le dinamiche criminali con particolare riferimento alle estorsioni, al traffico di droga, alla gestione illegale di giochi e scommesse, riportando una condanna in primo grado ad anni 12 di reclusione, confermata con sentenza della Corte D’Appello di Palermo.

“Il quadro probatorio raccolto nell’ambito delle indagini patrimoniali – spiegano dal Comando – è stato in grado di dimostrare l’esistenza di beni immobili nella disponibilità del Lo Presti ma di fatto intestati a terze persone al fine di celarne la riconducibilità diretta e così scongiurare l’eventualità di un sequestro patrimoniale”.

Il provvedimento di confisca definitiva ha riguardato i seguenti un complesso dei beni aziendali riconducibile all’impresa individuale “D’Alia Fabio”, con attività di autoriparatore, con sede a Palermo; un magazzino a Palermo, dove si svolge l’attività connessa all’impresa individuale; un’abitazione a Palermo, intestata a Loredana Miragliotta.