Cronaca

Le parole perdute o insolite: bell’incontro al Santa Caterina di Monreale

Fra le attività promosse per “Monreale città che legge” a casa cultura Santa Caterina è stato organizzato un incontro con Giovanni Ruffino, insigne italianista, accademico della Crusca e presidente del Centro di studi filologici e linguistici siciliani che ha tenuto una conferenza-conversazione dal titolo suggestivo “Parrannu parrannu. Storie di parole pirduti e attruvati”, che dà base teorica all’iniziativa promossa dalla Pro Loco lo scorso 17 gennaio, in occasione della giornata nazionale del dialetto. In quell’occasione era stato preparato un glossario di parole scomparse o in via di sparizione, i partecipanti venivano invitati a scrivere adoperando anche quelle definite “paroli pirduti”: da questa raccolta ha preso il via la conversazione di Ruffino, molto seguita, che ha portato i numerosi monrealesi presenti non solo a porre domande sulla storia di parole insolite ma anche di quelle più comuni e adoperate.

Fra le parole ormai insolite c’è ad esempio “chianca”, la macelleria: era il nome del ceppo di un albero, per definizione molto robusto. Indica la macelleria perché nelle antiche botteghe la carne veniva sezionata su un grosso ceppo squadrato chiamato “a chianca”: in pratica, la bottega è stata identificata con quella sua parte così caratteristica. Anche le parole più comuni e usate possono avere storie insospettabili. Accade ad esempio con la parola “caponata”, di solito si fa risalire al “capone” ma rimanda invece allo spagnolo “caponada” che a sua volta viene dal latino “capulare”, fare a pezzi, da cui deriva anche “capuliatu”. Le cartine linguistiche commentate da Ruffino sono state eloquenti: le parole migrano fra Oriente e Occidente, come gli esseri umani e assieme a loro si incontrano, cambiano nel tempo. La loro storia è ricca di fascino, nel contesto mediterraneo sono un importante elemento di appartenenza. Anche a Monreale la lingua locale è un aspetto importante, che distingue la nostra comunità: siamo a pochi chilometri da Palermo, ma è già diversa, racchiude alcuni caratteri che sono propri solo del monrealese. Come ha detto Amelia Crisantino nell’introdurre Ruffino, il dialetto è uno dei caratteri identitari del nostro territorio. Forse il più evidente.

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