Il giallo del decesso di Salvatore Lupo, i familiari chiedono nuove indagini

Redazione

Cronaca - Il caso

Il giallo del decesso di Salvatore Lupo, i familiari chiedono nuove indagini
I familiari del giovane morto nel carcere di Frosinone hanno presentato una denuncia ai carabinieri

02 Marzo 2023 - 19:24

“Nostro figlio era affidato allo Stato che aveva il dovere di giudicarlo ma anche e soprattutto di proteggerlo. Troppi episodi oscuri intorno al decesso di nostro figlio Salvatore (Leto). Non ci fermeremo, finchè giustizia non sarà fatta e finchè non verranno individuati i responsabili della morte di nostro figlio avvenuta in una cella del carcere di Frosinone”.

Questa mattina Domenico e Rita Lupo, genitori e Teresa e Maria sorelle di Salvatore morto a 31 anni, il 16 dicembre 2019 mentre si trovava in attesa di giudizio presso la casa circondariale di Frosinone, si sono recati presso la Compagnia dei carabinieri di Monreale per presentare una denuncia con l’obiettivo che vengano effettuate delle indagini che facciano luce sulla drammatica fine di Salvatore. I familiari di Lupo, hanno denunciato la direttrice della Casa Circondariale, il dirigente medico di turno la sera del decesso, il dirigente dell’ospedale “Spaziani”, dove è stato effettuato l’esame autoptico sulla salma del giovane monrealese, il consulente medico nominato dalla Procura della Repubblica di Frosinone e il magistrato della Procura della Repubblica di Frosinone titolare delle indagini.

Salvatore Lupo, la sera prima del decesso si era recato presso l’infermeria del carcere per segnalare la presenza di eritemi in alcune parti del corpo. “Il medico di turno – spiegano i legali della famiglia di Lupo – si è limitato a consegnare una confezione di pillole che Lupo portava con se in cella”. La mattina seguente, è stato il compagno di cella Domenico Caviglia a rendersi conto del decesso dando l’allarme al personale di custodia. “Lo stesso medico che la sera prima aveva prescritto le medicine – aggiungono i legali – dopo avere constatato il decesso, si impossessava della confezione delle medicine occultandole in una tasca. Soltanto il pronto intervento dei detenuti presenti costringeva il sanitario a restituire le medicine che venivano prese in custodia da un sottufficiale della Polizia Penitenziaria che li riponeva all’interno della cassaforte”.

Il consulente medico legale nominato dai difensori della famiglia (gli avvocati Salvino e Giada Caputo, Valentina Castellucci, Mauro Torti e Francesca Fucaloro), dopo l’esame autoptico chiese di esaminare le medicine ingerite dal giovane monrealese, ma dalla casa circondariale risposero che il blister era scomparso dalla cassaforte. Questo rese impossibile il confronto tra gli esiti dell’esame autoptico e le medicine assunte. “Ma il blister di medicine non sono le uniche prove ad essere scomparse – spiegano i legali – stessa sorte infatti hanno avuto anche i prelievi ematici, di urina e dei tessuti, effettuati su Lupo durante l’autopsia e che dovevano essere custoditi presso il reparto di medicina legale dell’ospedale”. Nel frattempo la Procura di Frosinone per ben due volte ha presentato richiesta di archiviazione, respinta dal giudice per le indagini preliminari. Richiesta avanzata anche dopo la riesumazione della salma di Lupo e il relativo esame medico legale.

“La scomparsa delle medicine e dei prelievi – hanno detto i familiari di Lupo – costituisce un fatto di gravità inaudita. Anche perché non ci risulta che da parte degli organi competenti, Procura della Repubblica e Polizia Giudiziaria, siano stati effettuate indagini per individuare i responsabili della scomparsa di prove di enorme valenza che certamente avrebbero chiarito le cause del decesso. Lo Stato aveva il dovere di proteggere nostro figlio e per questo abbiamo presentato una articolata denuncia presso i carabinieri di Monreale – ha continuato Domenico Lupo – perché venga fatta chiarezza e vengano individuati i responsabili. Salvatore era un giovane, alto, atletico, forte e abituato alla fatica fisica. Certamente sono intervenuti fattori che hanno causato il decesso. Altrimenti non si spiegherebbe la scomparsa di prove di rilevantissima importanza”.

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