Cronaca

Lo scandalo baby squillo, al monrealese Pampa confermata sentenza in appello

E’ stata confermata anche in appello la condanna a 11 anni al monrealese Francesco Pampa titolare, insieme a Massimiliano Vicari dell’agenzia di moda “Vanity Models Management”. Lo scrive Sandra Figliuolo su Palermo Today. Secondo  la quarta sezione della Corte d’Appello, presieduta da Antonio Napoli, l’agenzia sarebbe stato solo un pretesto, perché i due titolari l’avrebbero in realtà utilizzata per gestire un presunto giro di prostituzione minorile. E in appello è stata confermata ai due la sentenza di primo grado emessa con il rito abbreviato esattamente un anno fa dal gup Rosario Di Gioia. Francesco Pampa dovrà dunque scontare 11 anni e Massimiliano Vicari 4: entrambi avrebbero sfruttato aspiranti modelle e promoter minorenni costringendole a vendere i loro corpi. Pampa, peraltro, avrebbe pagato lui stesso alcune delle presunte vittime per fare sesso con loro. Condanna confermata anche per uno dei presunti clienti, Filippo Giardi: dovrà scontare 2 anni.

I giudici, come si legge nell’articolo di Palermo Today, “hanno anche confermato le provvisionali (per complessivi 75 mila euro) ad alcune delle giovani che si sono costituite parte civile nel processo, con l’assistenza degli avvocati Nino e Marco Zanghì, Silvia Sansone, Giuseppina Cicero e Giovanni Maria Saitta. Gli imputati, inoltre, dovranno risarcire con 7.500 euro anche l’associazione “Insieme a Marianna”. Pampa e Vicari furono arrestati il 14 gennaio dell’anno scorso, in seguito all’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Sergio Mistritta. Tutto era nato dalla denuncia presentata nell’estate precedente dalla madre di un’aspirante modella che allora aveva appena 15 anni e che sarebbe stata costretta a prostituirsi in cambio di somme tra i 50 ed i 150 euro. Da lì erano poi venute fuori le storie di altre giovanissime che avrebbero patito le stesse cose, vendendosi anche durante eventi organizzati fuori dalla Sicilia, a Milano, ma anche in Campania, dove sarebbero state organizzate orge con ostriche e champagne. Per l’accusa sarebbe stato Pampa a gestire gli incontri e a lucrare sul denaro ricavato dai rapporti sessuali delle ragazze”.

Nelle sua difesa, Pampa aveva detto che sarebbero state le presunte vittime a chiedere di fare sesso, perché sarebbero state ambiziose e desiderose di “fare la bella vita”. Sarebbero state “felicissime”, “erano loro a buttarsi addosso”, come aveva detto, affermando di essere lui la vera vittima: “Sono arrabbiato perché mi hanno tradito” e aveva definito le giovani come “disadattate”, “drogate” e che “bastava farle bere e aprivano le cosce”, aveva sottolineato con volgarità. Toni per i quali il giudice lo aveva più volte richiamato. Giardi, il cliente, non aveva negato invece di aver avuto rapporti sessuali con una delle minorenni, ma aveva spiegato che si sarebbe innamorato di lei e che le avrebbe quindi fatto dei regali che non sarebbero stati quindi dei pagamenti per le prestazioni.

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