La questione randagi a Monreale rimane sempre complessa e spinosa. Ma qualcosa, soprattutto negli ultimi due anni, è stata fatta. Frutto di un lavoro sinergico fra l’amministrazione comunale, con in testa l’ex assessore Paola Naimi e adesso il suo sostituto Giuseppe Di Verde, il comandante della polizia municipale Luigi Marulli, l’Arma dei Carabinieri e l’associazione Oasi Lega Internazionale Vigilanza Sicilia. Ieri pomeriggio, al Santa Caterina di Monreale, una conferenza per fare il punto della situazione, tracciare un bilancio di quello che si è fatto e, soprattutto, cercare di far comprendere ai cittadini di come il fenomeno sia stato, ormai, preso in seria considerazione dall’amministrazione comunale. Pochi, a dire il vero, i volontari monrealesi presenti all’incontro. Che però, come sottolineato dal comandante Marulli, sono fondamentali in questa nuova fase della gestione dei cani abbandonati o randagi.
L’ex assessore Naimi ha voluto sottolineare di come sia cambiato l’approccio del comune al fenomeno stesso. “E se prima era della serie “non ce ne possiamo occupare” – dice l’assessore – oggi, nonostante il fenomeno sia abbastanza complesso, anche per la vastità del nostro territorio, abbiamo fatto rete e sinergia per gestire i cuccioli e i cani abbandonati e quelli investiti o avvelenati”. Il mini-protocollo che è stato stilato prevede 4 attori di riferimento: il comune di Monreale con la polizia municipale e gli esperti accalappiacani; l’associazione Oasi Lega Internazionale Vigilanza Sicilia; l’asp veterinaria di Palermo; i carabinieri. Il meccanismo, nella sua semplicità, però ha cambiato radicalmente il modo di gestire i randagi. Tutte le segnalazioni, in sostanza, vanno fatte alla polizia municipale.
“Quando un volontario ci segnala un episodio che riguarda un cane randagio – dice il comandante Marulli – ci attiviamo immediatamente in base al problema. E quindi se c’è un cane che necessita di cure lo trasportiamo in clinica, così come se ci sono dei cuccioli che hanno bisogno di cibo o vaccini li affidiamo alle cure dell’Oasi che poi li porterà al canile di Palermo”. Il comune, per far fronte a questo fenomeno, ha predisposto un apposito capitolo di bilancio con 40 mila euro destinati solo ai randagi e quindi per l’acquisto di medicinali, cibo e pagare le spese di trasporto e degenza in una clinica convenzinata. “L’approccio adesso è diverso rispetto al passato – spiega l’ex assessore Naimi – Non entro nel merito di quello che è stato fatto o non è stato fatto prima. Adesso le cose sono cambiate”.
Monreale, come spiegava molto bene ieri il comandante Marulli, al momento non può essere destinatario di fondi specifici per la realizzazione di canili o rifugi. “Questo perché i fondi riguardano quei comuni che hanno già un canile o un rifugio e che quindi possono usare questi soldi per migliorare queste strutture”. Il comune avrebbe individuato un’area dove far nascere un rifugio sanitario: “Si trova nella zona di Casaboli – spiega Marulli – e sarebbe un luogo perfetto per realizzare questo rifugio, immerso nel verde e con tanto spazio a disposizione per i cani. Ma c’è la Regione di mezzo, visto che siamo in pieno demanio e credo che i tempi per sciogliere questa matassa non saranno brevi”. Insomma, difficilmente a Monreale si vedrà in tempi ragionevoli un rifugio sanitario.
“Il protocollo è stato creato per trovare una soluzione tampone al fatto che il comune di Monreale non dispone di un canile – sottolinea Eleonora Proietti, presidente dell’Oasi Lega Internazionale Vigilanza Sicilia – In questi ultimi due anni di lavoro sono stati sterilizzati e microchippati quasi 200 cani e ne abbiamo reimmessi sul territorio una trentina che adesso sono ufficialmente cani del comune di Monreale. Non è semplice soprattutto gestire le cucciolate, quindi la cura e l’adozione. Ma almeno abbiamo cambiato il modo di agire”. Fondamentali in questo protocollo, devono essere i volontari monrealesi. Gli “occhi” del territorio in grado di segnalare la presenza di cani. “I volontari, però, devono cambiare il loro modo di vedere le cose – dice Alessio Di Dino, vicepresidente Oasi Lega Internazionale Vigilanza Sicilia – Bisognerebbe avere un censimento chiaro e quanto più possibile preciso sul fenomeno dei randagismo a Monreale. L’80 per cento dei cani che si trovano per strada sono animali padronali, che poi rientrano a casa. Dare cibo e acqua a tutti i cani che incontriamo per strada è sbagliato. Inoltre rischiamo di fare ancora più danno alle comunità dei randagi. Un cane magrissimo non ha bisogno di cibo, ha bisogno di cure. Così come un cane che si trova in buono stato non è detto che abbia bisogno di mangiare. Per questo il mio consiglio è sempre quello di segnalare la presenza degli animali e noi, con i nostri osservatori, faremo la scelta migliore per il benessere di quel cane specifico”.
Non tutti i cani che vengono prelevati possono essere reimmessi sul territorio o adottati: “Ogni cane ha una storia a sé – dice Proietti – Per questo ci sono esperti che valutano, caso per caso, cosa è giusto fare”. Dello stesso parere Luigi Arcuri, direttore del Dipartimento di prevenzione veterinario dell’Asp di Palermo: “Ognuno deve fare il proprio mestiere – dice – Questo protocollo con il comune di Monreale è molto importante. Invito i volontari, però, a ragionare prima di segnalare tutti i cani che si trovano in giro. Ci sono casi urgenti che meritano un’attenzione immediata, così come ci sono casi che possono attendere anche qualche ora. I cani investiti muoiono quasi sempre per le gravi ferite. Bisogna differenziare il pronto intervento che viene fatto con gli esseri umani da quello che viene fatto per i cani. Importanti, invece, sono gli interventi di sterilizzazione e microchippatura. Solo così si può avere una contezza del fenomeno”.
E proprio sul numero dei randagi a Monreale, ci si concentra alla fine della conferenza: “Prima c’era il nulla – dice Di Dino – Adesso quantomeno si prova a fare prevenzione. E soprattutto stiamo cercando di far tracciare tutti i cani randagi. Perché solo così si potrà accedere a finanziamenti previsti per questo fenomeno. Con le amministrazioni passate, il randagismo era sempre a quota “zero”. Il che significava ricevere zero soldi per contrastare il fenomeno. Avendo un numero quanto più preciso di cani randagi che si trovano sul territorio, si potrà beneficiare di questi capitoli di spese”. Poi un dato interessante: il 90 per cento dei cani recuperati a Monreale viene affidato in maniera definitiva. Importanti in chiusura, le informazioni destinate ai cittadini e volontari. Chiunque avvisti un cane randagio in palese difficoltà deve avvisare la polizia municipale (dalle 8 e fino alle 20) o i carabinieri negli altri orari se valuta il caso come grave e urgente. Sarà la stessa municipale a far trasportare il cane presso una clinica convenzionata. Ma, come spiega lo stesso Marulli, rivolgendosi ai volontari, “anche voi stessi, dopo aver ricevuto un mio ok, potete trasportare il cane alla clinica convenzionata. Tutte le spese sono e saranno sempre a carico del comune”.