“A vent’anni dalla sua scomparsa resta ancora viva l’eredità umana e professionale del giudice Antonino Caponnetto. Il suo spessore morale e il suo operato sono ancora oggi un grande esempio per chi intraprende il mestiere di magistrato. A Caponnetto va la gratitudine di tutti i siciliani onesti perché nessuno meglio di lui poteva raccogliere l’eredità del giudice Rocco Chinnici alla guida del Pool antimafia, composto tra gli altri dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che ha istruito il Maxiprocesso, momento che ha rappresentato la svolta storica nella lotta dello Stato alla mafia”. Lo ha dichiarato il sindaco, Roberto Lagalla, nel ventesimo anniversario della scomparsa di Antonino Caponnetto.
Caponnetto era nato il 5 settembre 1920 a Caltanissetta e nel 1954 entrò in magistratura. Dopo l’uccisione di Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio istruzione di Palermo, chiese ed ottenne il trasferimento nel capoluogo siciliano per proseguire la lotta alla mafia. Inventò così il pool antimafia per creare un gruppo di lavoro che si occupasse a tempo pieno e in via esclusiva dei processi di mafia. Accanto a sé chiamò Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gioacchino Natoli, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta. La loro attività portò all’arresto di più di 400 criminali legati a Cosa Nostra, culminando nel maxiprocesso di Palermo, celebrato a partire dal 10 febbraio 1986. Caponnetto era cittadino onorario di Palermo.