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I soldi virtuali: una realtà sempre più concreta

La dematerializzazione del denaro conseguente alla diffusione dell’economia digitale ha reso labile il confine tra soldi veri e denaro virtuale, e impone di fare chiarezza sulla terminologia specifica e sulle caratteristiche delle nuove forme di pagamento.

La prima importante distinzione da fare, per delineare e comprendere i neologismi ormai sempre più diffusi nel campo della new economy, è quella tra denaro reale e denaro virtuale. Nel primo caso, il riferimento, di chiara comprensione, è alla moneta fisica tradizionale ma, indipendentemente dal supporto cartaceo o metallico, non è in realtà soltanto questo che contraddistingue i cosiddetti “soldi veri”.

La vera caratteristica intrinseca del denaro reale è la sua effettiva disponibilità in capo all’acquirente o all’utente, e dunque la sua spendibilità immediata, indipendentemente dal supporto che viene via via utilizzato.

A questo proposito si è diffuso, negli ultimi anni, il termine “cashless”, che fa diretto riferimento a transazioni basate non su banconote o monete fisiche, ma su scambi economici che avvengono attraverso informazioni di tipo digitale. Il recente piano cashless di iniziativa statale ha incentivato questo tipo di transazioni per motivi di tracciabilità delle operazioni e per monitorare il fenomeno del riciclaggio, ma anche per ovvie ragioni di tipo ecologico, oltre che per favorire la digitalizzazione di cittadini e utenti.

In questo senso, dunque, a partire da quello che è stato il primo esperimento di “denaro elettronico”, ovvero il Bancomat, nato nel 1983, si è assistito a una progressiva dematerializzazione del contante. Tuttavia, nonostante l’assenza di supporto tangibile, anche i soldi elettronici sono soldi veri, in quanto, appunto, presenti e disponibili, sebbene non visibili.

Le carte prepagate, le carte di credito digitali, i conti aperti online, sono dunque tutte forme di denaro reale, anche senza la filigrana o il rame della moneta. Alcuni esempi possono chiarificare questo concetto, non sempre di immediata comprensione. Quando si acquista un bene online, ad esempio, attraverso il proprio conto, su una prepagata o tramite l’e-wallet collegato, i soldi sono veri anche se non tangibili. Lo stesso accade quando si aderisce a un programma cashback di un supermercato o di un negozio di abbigliamento, quando si accumula credito da spendere presso il proprio operatore telefonico, e in tutti i casi in cui c’è movimentazione di denaro reale. In alcuni casi – si pensi al gioco a distanza – il confine è particolarmente labile perché la dicitura “soldi veri” fa la differenza tra una transazione effettiva e un credito virtuale: ecco, dunque, che le slot online soldi veri prevedono un deposito e un prelievo e la registrazione alla piattaforma legale. Diversamente dalle prove gratuite delle slot machine, che invece sono un semplice gioco, senza necessità di avere un portafoglio e di un conto attivo. Quest’ultimo esempio permette dunque un ponte logico ideale per introdurre il concetto di soldi virtuali, diversi, come si è visto, dal credito elettronico.

Il denaro di tipo virtuale è principalmente quello dematerializzato relazionato alle criptovalute come Bitcoin, Litecoin, Ethereum, etcetera. Anche se gli effetti del denaro scambiato in forma crypto hanno ripercussioni dirette sull’economia fisica, queste si basano su un sistema di scambio di tipo volatile, in cui la dematerializzazione assume un significato preponderante. Le transazioni in entrata e in uscita, infatti, sono fondate su un sistema di scambio di tipo “peer-to-peer”, protetto da chiavi crittografiche di codifica e decodifica. Il portafoglio tramite cui si consolida lo scambio è di solito digitale, e dunque nello specifico un e-wallet come PayPal, ma lo strumento di gestione è una sorta di database che stabilisce di volta in volta il valore dei soldi virtuali rispetto a quelli virtuali.

A dettare le regole e le entità degli scambi è dunque un protocollo di informazioni condiviso dagli utenti che prende il nome di blockchain. Gli acquisti tramite criptovalute non sono dunque soggetti a forme di svalutazione nel tempo e sono completamente svincolati dalla gestione e dall’intermediazione di istituti bancari o altri enti di credito. La gestione di questo tipo di scambi, come si è detto, viene effettuata attraverso i portafogli elettronici, che possono essere e-wallet da utilizzare online con accesso tramite indirizzo email e password – modalità peraltro sempre più diffusa, grazie anche a strumenti sicuri e affidabili come PayPal, oppure tramite dei software gestionali appositi, da scaricare direttamente sul proprio supporto mobile.

Il pieno compimento della dematerializzazione della new economy, a partire da queste premesse, si è però consolidato in modo sorprendente nella nuova realtà virtuale del Metaverso. Grazie alle prospettive della realtà aumentata, gli investimenti tramite criptovalute hanno raggiunto cifre da capogiro.

Da un semplice avatar gli utenti sono diventati dei veri e propri imprenditori, e anche le stesse aziende sono attive nella monetizzazione delle proprie attività trasportate nel metaverso. Ad oggi, per quantificare il fenomeno, si parla di un giro di affari che potrebbe sfiorare il miliardo di dollari nel 2030, con un tasso di crescita stimato del 39,8 per cento, tra investimenti blockchain e mire espansionistiche di privati e di brand già consolidati sui maggiori mercati internazionali. Photo by DrawKit Illustrations on Unsplash

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