Si è tenuta questa mattina la cerimonia di commemorazione del vicequestore Ninni Cassarà e dell’agente della Polizia di Stato Roberto Antiochia, uccisi in un agguato mafioso il 6 agosto 1985. La Questura ha ricordato il loro sacrificio con la deposizione di una Corona d’alloro, alla presenza del Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, dei familiari e delle autorità Civili e Militari, presso la stele marmorea che sorge in piazza Giovanni Paolo II ad imperitura memoria dei due poliziotti.
Antonino Cassarà, vice capo della Squadra Mobile di Palermo, e l’agente Roberto Antiochia condivisero parte della loro vita professionale raggiungendo importanti successi nella lotta alla criminalità organizzata. Insieme trovarono anche la morte in viale Croce Rossa, quando furono abbattuti da una gragnuola di colpi di kalasnikov a pochi passi dall’abitazione del funzionario di Polizia, ad opera di un gruppo di nove killer della mafia appostati nei piani del palazzo di fronte.
In quegli anni difficili e scomodi per gli uomini dello Stato, Cassarà rappresentò un naturale ed abituale interlocutore per i magistrati impegnati sul fronte dell’antimafia. Egli fu l’interlocutore per eccellenza della Polizia di Stato, garantendo una sicura e proficua collaborazione agli investigatori del “pool”, come Giovanni Falcone, impegnati nella lotta a Cosa Nostra. A lui si deve in particolare il “Rapporto dei 162”, che costituì la prima pietra su cui fu costruito il maxi processo dell’86. Roberto Antiochia, nel 1985 fu trasferito alla Criminalpol di Roma ma appreso dell’omicidio di Montana, sebbene in congedo, chiese di tornare a Palermo per portare il suo personale aiuto agli ex-colleghi della Mobile di Palermo e lavorare a fianco di Ninni Cassarà.
Al termine della cerimonia Padre Massimmiliano Purpura, cappellano della Polizia di stato, ha celebrato una Messa in suffraggio delle vittime, presso la chiesa San Giuseppe Cafasso. A seguire si è tenuta una visita guidata presso il percorso della memoria ai caduti della Squadra Mobile della Questura di Palermo, sito nel complesso di “Sant’Elisabetta”, alla presenza della famiglia Cassarà e delle autorità Civili e Militari. Per il loro estremo sacrificio, Cassarà e Antiochia, il 26 settembre 1986 sono stati insigniti della “medaglia d’oro al valor civile alla memoria”.
Anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha partecipato alla cerimonia. “Il fiuto investigativo di Cassarà – ha detto il primo cittadino – è stato un punto di riferimento per il pool di magistrati antimafia e le sue indagini hanno avuto un ruolo di primo piano nell’istruzione del Maxiprocesso. Nel barbaro agguato di stampo mafioso di 37 anni fa perse la vita anche Antiochia, giovane agente del quale si ricorda il coraggio e lo spirito di abnegazione nel condurre indagini al fianco del commissario di polizia Beppe Montana prima e proprio di Cassarà in seguito”.
Sempre questa mattina il sindaco Lagalla ha partecipato in via Cavour alla commemorazione del giudice Gaetano Costa, ucciso il 6 agosto 1980 dalla mafia. “Gaetano Costa – ha detto il sindaco Roberto Lagalla – fu uno dei primi magistrati a intuire i cambiamenti all’interno di Cosa nostra e, in particolare, il suo ruolo sempre più invasivo all’interno delle istituzioni. Mentre in quegli anni c’era chi, all’interno dello Stato, non ha voluto credere a quelle intuizioni o, peggio ancora, era colluso con la mafia. Oggi, a 42 anni dall’uccisione, quello del giudice Costa resta un esempio per coloro che dentro la pubblica amministrazione non vogliono voltare lo sguardo davanti ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata”.