Un ricombinante, sottolinea “è il risultato di uno scambio di materiale tra porzioni che sono identiche e che fanno parte dello stesso gene appartenente al genoma di due virus che hanno contemporaneamente infettato la stessa cellula. La ricombinazione genetica interessa in particolare i virus a Dna a doppio filamento. Tra i virus a Rna, quelli che più spesso possono andare incontro a ricombinazione genetica sono i retrovirus (virus responsabili dell’Aids e di alcuni tumori umani) e i coronavirus, alla cui famiglia appartiene il Sars-CoV-2”.
“L’evento ricombinazione è frequente nei coronavirus in quanto sono i virus più diffusi in natura e hanno un genoma esteso, composto da 30 mila lettere e 30 geni. Quindi immaginiamo quanti assemblaggi diversi possono nascere a partire da due virus differenti che si incrociano”.
Ed in merito al sequenziamento di un ricombinante in un laboratorio della Asp di Reggio Calabria, ribattezzata Xj, commenta: “Non è sorprendente anche perchè, come certificato dall’Istituto superiore di Sanità, si tratta di variante già identificata come Xe nel Regno Unito, dove l’attività di sequenziamento è molto intensa e dove le sotto-varianti di Omicron, rispetto ad altri Paesi, sono circolate prima e in forma più diffusa”. L’agenzia europea Ecdc “ha sotto monitoraggio Xe assieme alle forme ricombinanti Xd e Xf, risultanti dallo scambio genetico tra le varianti Omicron e Delta – aggiunge -. Nel Regno Unito hanno trovato almeno 700 casi del ricombinante Xe. Stiamo a vedere se aumenteranno. Al momento non c’è nessun motivo di allarme”. “Xe è un ricombinante di Sars-CoV-2 nel gene della proteina Spike e presenta tre altre mutazioni in geni che codificano proteine non strutturali – prosegue Palù -. Non ci sono al momento dati per dire se questo ricombinante abbia caratteristiche di maggiore contagiosità o virulenza rispetto alla sotto-variante BA2 ormai dominante”. “Le manifestazioni cliniche sembrano tutte caratterizzate da sintomatologia minore. Va segnalato che Xe non è il primo esempio di virus ricombinante identificato durante la pandemia Covid-19. Molti di questi virus ricombinanti sono già comparsi nell’ambito di precedenti varianti (Alfa, Beta, Gamma, Delta) per poi estinguersi senza lasciare traccia”, conclude.
(ITALPRESS).