Una telefonata per una convocazione in caserma e poi la scoperta: a Rosario Lo Cicero Madè, giornalista monrealese e figlio dell’artista palermitano Pippo Madè, era stata inviata a casa una busta con un proiettile immerso in un liquido dall’odore acre e persistente. La busta, però, non è mai arrivata a casa di Madè, perché intercettata dall’Ufficio smistamento di Palermo delle Poste italiane e consegnata alle Forze dell’Ordine lo scorso mese di luglio. “Il Commissariato Porta Nuova mi ha fatto sapere di una busta bianca, recante il mio nome ed il mio indirizzo, contenente all’interno una busta in plastica, intrisa di un liquido di odore persistente, nel quale era immerso un proiettile ossidato”, racconta Rosario Madè alla nostra redazione.
Che aggiunge: “Non sono stupito dell’accaduto – dice – Ho raccontato all’Ispettore che voleva sapere e che comunque già molto sapeva perché aveva sottomano un fascicolo a mio nome, tante cose, a cominciare dai processi da me affrontati e vinti per riavere le mie opere indebitamente trattenute dal comune di Monreale, di alcune mie opere sparite e mai ritrovate perché nessuno le ha mai cercate e del mio impegno volto alla riqualificazione di chiasso Beato Pino Puglisi dove si sono verificati piccoli, ma sostanziali reati e omissioni”. E da chi potrebbe essere stata inviata questa lettera? “Non lo so, ma di certo nulla m’intimorisce e per nulla mi farà arretrare”. A Rosario Madè tantissimi i messaggi di solidarietà, a partire dall’assessore regionale Toto Cordaro, i sindaci di Palermo Leoluca Orlando e di Monreale Alberto Arcidiacono, tanti appartenenti all’Arma dei Carabinieri e tra questi il colonnello Massimiliano Sole da Livorno che è stato comandante a Monreale e Carmine Mancuso, presidente Associazione per Onorare i Caduti vittime di mafia.