Un’impresa edile abusiva è stata scoperta a Cinisi, dalla Guardia di finanza di Partinico, che ha denunciato il titolare dell’azienda e il suo dipendente, che dallo scorso febbraio percepiva anche il reddito di cittadinanza. Le Fiamme Gialle, in particolare hanno notato due soggetti intenti a caricare su un automezzo commerciale bidoni di smalti e pitture e nel corso della loro identificazione hanno scoperto un deposito in cui erano stoccate centinaia di confezioni di pittura, smalti e solventi, materiali decorativi, attrezzature e strumentazioni funzionali all’esercizio dell’attività d’impresa. Uno dei due uomini, qualificatosi come il titolare dell’impresa, ha dichiarato di operare in forma abusiva da tempo, in assenza di qualsivoglia autorizzazione amministrativa per l’inizio dell’attività, senza aver palesato la propria posizione al Fisco e servendosi della collaborazione del secondo soggetto identificato dai finanzieri.
É stato dunque avviato l’iter per l’apertura della Partita Iva d’ufficio ed è stata contestata al titolare della ditta l’omessa installazione del misuratore fiscale, punita con una sanzione pecuniaria da 1.032 a 4.131 euro. Per l’impiego di manodopera irregolare, invece, il datore di lavoro dovrà corrispondere una sanzione minima pari a 4.320 euro. Atteso l’ingente stoccaggio di materiali pericolosi, l’omessa detenzione del Certificato di Prevenzione Incendi e la mancata predisposizione del documento di valutazione dei rischi, i finanzieri hanno anche proceduto a sottoporre a sequestro preventivo il locale e tutta la merce, denunciando il responsabile.
Gli ulteriori approfondimenti investigativi hanno inoltre permesso di appurare che il lavoratore dipendente percepiva il reddito di cittadinanza indebitamente dal mese di febbraio del 2021, avendo omesso di comunicare la variazione della propria posizione lavorativa e reddituale all’Inps. Pertanto, previo sequestro preventivo della carta prepagata sulla quale venivano accreditate le somme agevolative, i militari hanno segnalato l’indagato. Avviato l’iter per la revoca del sussidio e il recupero degli importi indebitamente percepiti, risultati pari a 2.500 euro.