Il Comune di Monreale si costituisce parte civile nel processo che vede imputate 4 persone per la vicenda del cimitero degli orrori di San Martino delle scale. Un atto sicuramente coraggioso, ma soprattutto doveroso nei confronti delle famiglie vittime di questa grave lacerazione morale. A rappresentare il Comune sarà Giovanni Rizzuti, avvocato del foro di Palermo e professionista di fiducia dell’Ente monrealese, che ha già accettato l’incarico. La Giunta ha ritenuto necessaria la costituzione di parte civile “a tutela degli interessi dell’amministrazione comunale, quale Ente preposto alla rappresentanza dei propri cittadini”.
La vicenda risale al maggio 2018, quando a conclusione delle indagini i carabinieri di Monreale hanno arrestato quattro, tutte accusate di avere fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi delitti tra cui quelli di truffa, falsità in atti pubblici commesse da privati, falsità in certificazioni, violazione di sepolcro, vilipendio delle tombe, vilipendio di cadavere, occultamento di cadavere, distruzione, soppressione e sottrazione di cadavere. Si tratta di Giovanni Messina, settantenne palermitano, Salvatore Messina, trentottenne palermitano, Salvatore Messina ventiquattrenne palermitano, Antonino Campanella, trentatreenne palermitano e Erminia Morbini, settantaquattrenne monrealese e moglie di Giovanni Messina. Altre sette persone risultavano indagate.
Le indagini, svolte dai carabinieri di Monreale sotto la direzione ed il coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, hanno permesso di ricostruire l’intero meccanismo posto alla base della gestione illegale ed illecita del cimitero, di proprietà dell’Abbazia Benedettina, finalizzato ad ottenere ingenti profitti dalla compravendita di sepolture. Le indagini sono partite dopo alcune denunce di parenti con defunti sepolti a San Martino e i successivi accertamenti, hanno consentito di far luce su di una organizzazione criminale che, nel corso degli ultimi anni, si era di fatto sostituita ai benedettini – in maniera del tutto abusiva- nella gestione del cimitero, iniziando un vero e proprio mercimonio di loculi e tombe. Un preciso programma criminoso costituito dal mantenere il cimitero ormai saturo da anni, in condizione di perenne disponibilità.
Durante le indagini è emerso che sono state moltissime le persone che, non trovando una sistemazione per i propri cari estinti – soprattutto nei cimiteri palermitani che vivono uno stato di emergenza continua – si sono rivolti a loro per un posto all’interno del camposanto di San Martino delle Scale (che è saturo da più di 20 anni). A fronte di un pagamento di 5.000 euro e potendo far leva sullo stato di necessità di quelle famiglie, disposte a pagare cifre consistenti pur di garantire una degna sepoltura ai propri defunti, veniva sempre assicurata un’immissione nelle varie sepolture, dopo aver ricavato nuovi spazi attraverso numerose e sistematiche violazioni di sepolcro, prodromiche a estumulazioni del tutto illegittime.
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