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Opere pubbliche, Giovannini “Scioglieremo i nodi del sistema appalti”

ROMA (ITALPRESS) – “Non possono essere i commissari l’unica soluzione, nè si può pensare di replicare il modello Genova dal momento che lì si è operato in condizioni straordinarie e irripetibili”. Lo dice al quotidiano La Repubblica il ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, che propone un “piano semplificazioni” per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche che potranno beneficiare anche delle risorse europee del Next Generation Eu.
Il Parlamento ha dato il via libera al commissariamento di 58 opere già finanziate per circa 40 miliardi, per un valore complessivo di 66 miliardi. Per Giovannini “c’è un incrocio tra le opere pubbliche, comprese alcune delle 58 già sbloccate, con i fondi europei. Il Piano di ripresa e resilienza prevede che diverse opere possano essere finanziate con le risorse europee.
Purchè rispettino i vincoli previsti dalle regole di Bruxelles: servono progetti molto dettagliati e sostanziosi. E che abbiano un impatto positivo sull’economia e sulla vita di imprese e cittadini, in un ottica di sviluppo sostenibile. Il tutto entro il 2026 deve essere messo in esercizio”.
“Quella dei commissari non può essere l’unica soluzione. Il ricorso a questa soluzione sarà efficace nei casi che lo richiederanno – ha aggiunto il ministro -. Nei prossimi giorni annunceremo una iniziativa innovativa per sciogliere alcuni nodi nel sistema degli appalti in vista della stesura definitiva del Piano di ripresa e resilienza”. Per Giovannini “finora il dibattito si è concentrato soprattutto sul codice degli appalti.
Si pensa che siano tutti lì i problemi. In realtà non esiste la bacchetta magica. Un recente studio della Banca d’Italia ha calcolato i tempi medi delle varie fasi di realizzazione di un’opera pubblica. Bene, sono necessari due anni per la fase di progettazione, sei per l’affidamento, due per l’esecuzione. Insomma, circa il 40 per cento del tempo complessivo ha a che fare con la capacità degli enti appaltanti a definire un progetto. Qui non c’entra il codice degli appalti ma il depauperamento di professionalità che ha subìto la nostra pubblica amministrazione”.
(ITALPRESS).

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