Riceviamo e pubblichiamo la riflessione del presidente di Arci Link Antonino Renda, sulla possibile costruzione di un nuovo cimitero nella frazione di Pioppo, esattamente a Piano Renda.
Si torna a discutere, in questi giorni, della possibilità della costruzione di un nuovo cimitero, privato, all’interno del comune di Monreale. Precisamente l’investimento privato e perciò la costruzione dovrebbe riguardare Pioppo, ancora più precisamente Piano Renda. Voglio qui porre una domanda e affrontare un ragionamento, che credo non siano stati abbastanza messi in evidenza. Questa domanda e questo ragionamento naturalmente vogliono essere pubblici, ma vogliono ancora di più essere indirizzati a chi si troverà ad approvare o meno la costruzione del cimitero.
Iniziamo dalla domanda: cosa significa questo investimento cimiteriale? Dobbiamo sempre chiederci cosa significa un investimento, soprattutto un investimento pubblico, perché per quanto, in questo caso, non preveda spesa monetaria, prevede comunque l’investimento della materia prima, la terra. Quindi un investimento, un’ipoteca sul futuro c’è sempre, anche se non economica; l’ipoteca è ancora più importante, perché questa ipoteca sarà irreversibile, cioè consegnerà per i prossimi secoli una funzione a quella porzione di territorio. Bene, se le cose stanno così, cioè che si sta prendendo una decisione “eterna”, capite il perché mi voglia rivolgere, principalmente, a chi questa decisione spetterà e peserà.
Soprattutto se le relazioni tecniche fanno emergere che non è necessario per il fabbisogno del Comune la costruzione di un nuovo cimitero, ma basterebbe la buona gestione dell’esistente, pensando anche che in un futuro non lontano le ceneri potranno essere sparse (questo è un mio auspicio, in quanto a me piacerebbe così finire). Qui emerge la valenza pedagogica della politica, insegnare a ben gestire, ma non voglio soffermarmi su questo, potrei apparire polemico e non è mia intenzione.
La buona politica, individua dove va la tendenza storica, cioè qual è la cultura del prossimo futuro. Questo è il punto del ragionamento su cui voglio insistere. Come possiamo vedere facilmente la cultura che si sta costruendo è una cultura che investe sull’ambiente, cibo sano e tipico, energia pulita, rimboschimenti, diciamo che la natura fa da padrona anche economicamente. Basta guardare le linee di indirizzo del next generation Eu (Recovery found) per rendersi conto quali saranno gli investimenti del futuro.
Torniamo quindi al nostro investimento specifico. L’idea che potrebbe sembrare a prima vista vantaggiosa, perché economicamente non prevede una spesa pubblica, ma come abbiamo visto questo non è del tutto vero, perché prevede l’impegno materiale di un bene che è la terra, che per quanto possa essere privata ha sempre un interesse pubblico. Ci rendiamo allora conto che quella terra è una valle tra i monti, che quella terra è una risorsa paesaggistica e ambientale, che insieme ai nostri monti è un possibile investimento, che così si pone in opposizione all’investimento cimiteriale. Ora se è vero che la cultura del futuro, ed è vero, va verso un economia ambientale, l’investimento che dovrà essere preso ha un altro valore.
La domanda, cosa significa questo investimento cimiteriale? A questo punto, ha la risposta ed è: una scelta, politica, sul futuro di un territorio. La scelta in questo caso è tra: investiamo su i nostri prodotti tipici, agroalimentare e artigianale, un turismo ambientale, un turismo di prossimità, le migliaia di persone che fanno trekking (che sarebbero i famosi turisti che vengono a Monreale per restare qualche giorno, come chiedono i commercianti), oppure un investimento sulla morte.
La scelta che stranamente questa amministrazione vuole prendere è anche in contraddizione con ciò che sta facendo. I fondi investiti suoi due antichi quartieri del Carmine e della Ciambra, ma anche l’investimento sull’Oreto, indicano una via di sviluppo, appunto quella della cura del territorio, per la creazione di posti di lavoro sui diversi settori turistici e i monti in quest’ottica sono una vastissima risorsa.
Il rischio più importante è ipotecare una quantità importante di posti di lavoro, molti di più e più stabili che una costruzione e il suo mantenimento possono fornire. Per questo non si può essere d’accordo con questo investimento, illogico economicamente e storicamente. L’appello non può non concludersi con la richiesta ai consiglieri e al sindaco stesso di una bocciatura del progetto, e iniziare a lavorare coi comuni limitrofi a un investimento sui nostri monti.