Si chiamano “goshiwon” e sono delle abitazioni che, in circa 3 – 6 metri quadrati di spazio, offrono un alloggio a chi non si può permettere di meglio. Nate principalmente per gli studenti, con il loro nome che letteralmente significa appunto “stanze di esame”, sono divenute in Corea del Sud una valida alternativa per chi ha un basso reddito. Oltre che essere affittati agli studenti per cifre comprese tra i 200mila e i 300mila won, ovvero 140 – 213 euro al mese, ormai rappresentano delle soluzioni decisamente più economiche per tutti i meno abbienti rispetto ai comuni monolocali perché non è necessario un deposito cauzionale. Un monolocale, magari nello stesso quartiere del goshiwon preso in affitto, arriva a costare ad esempio 1 milione di won al mese, ovvero 700 euro. E parliamo di abitazioni comprese tra i 20 e i 30 metri quadrati, di certo non ville con giardino all’esterno.
Gli affittuari di queste mini case sono accomunati dall’impossibilità di pagare gli affitti delle case tradizionali perché, a causa della continua crescita economica e quindi degli aumenti del mercato immobiliare, in Corea del Sud i prezzi sono saliti vertiginosamente, soprattutto nelle grandi città, rendendo quasi impossibile per gli utenti con scarse possibilità economiche accedere al mercato degli affitti convenzionali.
I primi goshiwon costruiti in Corea del Sud risalgono alla fine degli anni Settanta. La loro caratteristica tipica è quella del dormitorio, infatti vennero edificati principalmente nei pressi delle università della capitale Seoul. Lo stile “dormitorio” prevede stanze con un piccolo letto, un mini frigo e una scrivania, per favorire l’isolamento degli studenti nei periodi di esami. Cucina e bagno sono di solito in comune. Le pareti sono così sottili che si possono sentire le voci e i movimenti dei vicini, turbando la ricerca del silenzio per favorire la concentrazione e lo studio.
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