Infiltrazioni mafiose al Comune di Bolognetta: fermati due “nuovi” boss

Redazione

Regione - L'operazione dei carabinieri

Infiltrazioni mafiose al Comune di Bolognetta: fermati due “nuovi” boss
Due imprenditori si sarebbero messi a disposizione del capofamiglia dopo il suo arresto

20 Gennaio 2021 - 08:50

I carabinieri hanno fermato due persone ritenute al vertice della famiglia mafiosa di Bolognetta, appartenente al mandamento di Misilmeri. Si tratta di Carlo Salvatore Sclafani, 47 anni e Mario Pecoraro, 46 anni. Le indagini, condotte da un pool di magistrati sotto la direzione del procuratore aggiunto Salvatore De Luca, hanno consentito di focalizzare l’attenzione sui due imprenditori, i quali, secondo l’accusa, nel periodo di reggenza di Stefano Polizzi e all’indomani del suo arresto (avvenuto il 4 dicembre 2018 nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0), si sarebbero messi a completa disposizione del capofamiglia e del sodalizio, assumendo un ruolo mafioso centrale nella cittadina di Bolognetta. I due indagati si sarebbero anche avvantaggiati dei rapporti instaurati nel tempo con il vertice del mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, Salvatore Sciarabba (anche lui arrestato il 4 dicembre del 2018 nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0), riuscendo ad imporre con metodo mafioso un rigido monopolio sul territorio nel settore delle agenzie funebri e dell’edilizia.

Sempre secondo gli investigatori, è emersa l’infiltrazione della amministrazione comunale, che, condizionata nel suo operato, avrebbe affidato alle loro imprese commesse pubbliche senza seguire i previsti iter amministrativi in violazione del principio di trasparenza ed imparzialità. Nella gestione monopolistica sul territorio delle attività di onoranze funebri, Sclafani e Pecoraro avrebbero minacciato anche un altro imprenditore concorrente, il quale è stato intimidito al fine di limitare l’operatività della propria impresa per non danneggiare quella della società legata agli indagati. Inoltre i due arrestati, insieme ad altri concorrenti, avrebbero redatto documentazione falsa da produrre alla Corte di Appello di Palermo al fine di ottenere la revoca della dichiarazione di fallimento della società I.C. Servizi S.r.l. Successivamente, si sarebbero occupati di ripulire il corrispettivo di tale falsificazione reimpiegando il denaro nelle proprie attività imprenditoriali. Sequestrate le aziende, conti correnti e il patrimonio immobiliare delle società per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.

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