Il prossimo 11 gennaio si terranno le manifestazioni religiose e civili per commemorare e ricordare il 25esimo anniversario della barbara uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, che per ordine di Giovanni Brusca fu strangolato e il suo corpicino sciolto nell’acido, per consumare una vendetta mafiosa nei confronti del padre Santino Di Matteo. Nessuno ricorda che tra pochi mesi però, probabilmente ad ottobre, Giovanni Brusca potrebbe tornare in libertà perché ha uno “sconto” di 270 giorni come previsto dal regolamento carcerario.
“Il collaboratore che ha commesso 150 omicidi, azionato il telecomando della strage di Capaci del 23 maggio del 1992 e che per ritorsione ha ordinato il sequestro, l’omicidio e la soppressione del corpicino del piccolo Di Matteo, tra pochi mesi potrebbe godere di libertà piena. Nessuno ne parla, probabilmente il silenzio si impone da parte di alcuni settori delle Istituzioni, per non destare reazioni emotive e sociali per un beneficio incomprensibile che non trova giustificazione nemmeno richiamando i benefici per i collaboratori di giustizia”.
A dichiararlo è Salvino Caputo, avvocato penalista e Responsabile per Forza Italia del Dipartimento regionale per le Attività produttive che sarà presente alle manifestazioni di commemorazione. “Da uomo e padre di due figli – ha evidenziato Salvino Caputo – più che da avvocato, mi chiedo se per un criminale sanguinario e spietato come Giovanni Brusca autore dei più efferati crimini, uno per tutti l’assassinio di un bambino innocente, possano essere previsti benefici tali da giustificare e colmare colpe gravissime. Ricordo che per tutti questi reati Brusca ha riportato una condanna a 30 anni; ha goduto di 80 permessi premio e i vantaggi per i collaboratori di giustizia. Il fratello di Guseppe di Matteo ha affermato che Brusca non mai ha chiesto perdono alla famiglia e anzi ha addebitato al padre le conseguenze del barbaro gesto”.
“Da Avvocato – aggiunge Salvino Caputo – conosco gli effetti delle collaborazioni – ma da uomo e siciliano non riesco a dare una giustificazione a chi ha soppresso 150 vite, resosi responsabile della strage di Capaci e ordinare la barbara esecuzione di un bambino definito “il cagnuleddo”. Ci sono crimini – ha concluso Caputo – che al di là di ogni interesse repressivo o di applicazioni di benefici di legge, contrastano con la coscienza popolare e con i sentimenti di ognuno di noi. Immagino il dolore della madre Franca Castellese e dei familiari nel sapere che tra qualche mese potranno incontrare nelle strade di Altofonte o di San Giuseppe Jato l’uomo libero Giovanni Brusca”.
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