La seconda ondata di infezioni da Coronavirus è già iniziata e le tragiche conseguenze economiche e psicologiche che la pandemia ha provocato durante i mesi primaverili sembrano già vanificate, in mancanza di provvedimenti di forte impatto, specialmente a protezione dei più deboli. Mancano ad oggi, infatti, delle misure strutturali sui fronti organizzativo, gestionale ed economico che possano fortificare il sistema e le politiche sanitarie in previsione di un secondo – e forse più forte – impatto del virus in Italia. In questo quadro, può diventare complesso anche reperire i fondi per adeguare abitazioni private e residenze assistenziali dei necessari mezzi per il superamento delle barriere architettoniche, come l’installazione di montascale a poltroncina, miniascensori domestici, rampe e percorsi tattili, segnaletica specifica e così via.
Come ben sappiamo tra le categorie più a rischio – almeno dal mero punto di vista sanitario – sono gli anziani e i disabili, che per via della gravità e della quantità di patologie da cui sono interessati, rientrano pienamente tra le persone che più facilmente possono contrarre il virus e, soprattutto, subirne le conseguenze più severe, sviluppando sintomi e forme di maggior aggressività. Della gravità della situazione in cui versano queste categorie è un chiaro indice ciò che è accaduto negli scorsi mesi (e che si ripete in questi giorni) nelle strutture residenziali per le persone con disabilità e per le persone anziane non autosufficienti, che rischiano di trasformarsi in veri e propri nuovi focolai – potenzialmente mortali – dell’epidemia.
Il timore maggiore, attualmente, è che tali strutture possano andare incontro a un veloce collasso, e che sia messa a repentaglio la continuità dei servizi che spettano di diritto alle persone più deboli. Le RSA e le altre strutture residenziali, infatti, non sono soltanto dei potenziali punti critici nella lotta alla diffusione del Covid-19, ma soffrono di un progressivo e preoccupante assottigliamento delle risorse disponibili, che siano esse umane (in termini di personale), economiche o organizzative. La situazione per le persone che vivono nella propria abitazione privata non è delle migliori: l’accesso ai servizi normalmente offerti presso il medico di base è sospeso o lacunoso (in molti hanno denunciato, ad esempio, difficoltà nel reperimento di semplici ricette per farmaci salvavita), i costi dei servizi e dei dispositivi di protezione individuale sono aumentati e resta complicato accedere ai tamponi per accertare l’avvenuto contagio.
La qualità della vita di anziani e disabili è in continuo peggioramento: qual è la risposta dello Stato a questa preoccupante situazione? La maggior parte delle misure di carattere economico, previdenziale e assistenziale rivolte (ma non solo) a tale categoria passa attraverso lo sportello dell’Inps, ente al quale è necessario rivolgersi (personalmente – finché possibile – oppure tramite i canali digitali) per beneficiare dei servizi messi a disposizione. Sul portale dell’Inps è possibile trovare una sezione apposita in cui sono riuniti alcuni dei più richiesti servizi messi a disposizione dal governo in conseguenza delle misure prese per sostenere la crisi causata dalla diffusione del Covid-19, a cui possono naturalmente accedere anche anziani e disabili:
- Indennità 600/1000 euro disposte in favore dei lavoratori, anche autonomi, le cui attività risentano dell’emergenza economica e sociale derivante dalla pandemia da Covid-19;
- Indennità per lavoratrici e lavoratori domestici che non convivono con il datore di lavoro: tra questi si includono anche assistenti di anziani e disabili;
- Reddito di Emergenza (REM), ovvero una misura di sostegno economico per i nuclei familiari in difficoltà a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19;
- altre misure generiche, come Bonus Baby-sitter, Congedi Covid-19 ecc.
Per quanto riguarda i provvedimenti specifici per le persone con disabilità, la Camera dei Deputati fa sapere che «nell’ottica di rafforzare i servizi e i progetti di supporto alla domiciliarità per le persone disabili e non autosufficienti, e per il sostegno di coloro che se ne prendono cura», è stato predisposto uno spazio apposito del Decreto Rilancio (decreto legge 34/2020). Nell’articolo 104 si stabilisce, infatti, un incremento di 90 milioni di euro per il Fondo per le non autosufficienze, di cui almeno 20 milioni sono finalizzati alla «realizzazione di progetti per la vita indipendente». Sommando questo incremento allo stanziamento iniziale della Legge di Bilancio 2020, consistente in circa 620 milioni, sale a più di 700 milioni la cifra attualmente a disposizione per tali finalità.
A questi finanziamenti, si aggiungono quelli destinati al Fondo Dopo di Noi, un progetto intrapreso nel 2016 allo scopo di incrementare le «misure di assistenza, cura e protezione delle persone con disabilità grave, non determinata dal naturale invecchiamento o da patologie connesse alla senilità, prive di sostegno familiare in quanto mancanti di entrambi i genitori o perché gli stessi non sono in grado di fornire adeguato sostegno genitoriale». Resta la discrepanza – per ora molto netta – tra lo stanziamento e l’effettiva applicazione di tali risorse, per cui – come si è detto – ancora molte persone anziane e disabili risentono del peggiorare delle proprie condizioni di vita: e se i ritmi della pandemia non accenneranno a diminuire, probabilmente lo scenario non potrà che peggiorare.