Un intervento urgente del Governo e del Parlamento nazionale per risolvere il cortocircuito creato dalla legge regionale di stabilità e dal ricorso a fondi comunitari che, in base a una norma nazionale del 2018, “non potevano essere utilizzati senza violare i principi contabili sull’utilizzo dell’avanzo vincolato”. Lo ha chiesto il presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando, con una nota inviata ai ministri Luciana Lamorgese, Roberto Gualtieri, Giuseppe Provenzano e Francesco Boccia, della quale ieri ha anche parlato con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Orlando ha sottolineato la “situazione disastrosa” che deriva dalla “impossibilità di conciliare gli impegni assunti con la legge di stabilità regionale” (la legge 9 del 2020, ndr) con la normativa nazionale. “Un miliardo e 400 milioni di euro in Finanziaria erano solo virtuali – denuncia -. Questa situazione rischia di avere ripercussioni gravi anche rispetto ai rapporti finanziari fra Regione ed Enti locali, con conseguenze sulla tenuta finanziaria dei Comuni che potrebbero essere privati di risorse non solo destinate a bilanciare le perdite dovute al Covid, ma persino di una quota dei trasferimenti ordinari per la spesa corrente. In poche parole, se non si trova urgentemente una soluzione, potrebbe saltare l’impianto complessivo della legge, non solo per gli aiuti alle imprese e a diversi settori della società siciliana, ma anche per i servizi essenziali e persino gli stipendi del personale negli enti locali”.
Orlando, che ieri si è più volte sentito con il ministro Boccia ha ricevuto da quest’ultimo assicurazioni sull’impegno del Governo nazionale, con un provvedimento già allo studio con il ministero delle Finanze che potrebbe essere proposto al voto del Parlamento in forma di emendamento a uno dei provvedimenti legislativi attualmente in discussione. “Questa vicenda – conclude il presidente di Anci – conferma ancora una volta la urgente necessità di un tavolo permanente fra Stato, Regione ed Enti locali, che affronti le troppe criticità determinate dalla discrasia sempre più frequente fra norme nazionali e norme regionali derivanti dall’Autonomia speciale”.