Nel giorno del trentacinquesimo anniversario dalla tragica morte del commissario della Polizia di Stato Giuseppe Montana, ucciso dalla mafia a Porticello, si è tenuta una cerimonia di commemorazione in piazza “Beppe Montana”, a pochi metri dal luogo del vile attentato, nel corso della quale il Questore di Palermo Renato Cortese ha deposto una corona di alloro sulla stele in marmo dedicata a Montana. A conclusione della deposizione, il Cappellano della Polizia di Stato di Palermo, Don Massimiliano Purpura, ha impartito una benedizione. Alla cerimonia hanno preso parte tra gli altri i familiari del commissario, il sindaco di Santa Flavia Salvatore Sanfilippo e le associazioni di polizia, tra queste l’Associazione Nazionale della Polizia di Stato di Monreale, con una rappresentanza guidata dal presidente Santo Gaziano e dal segretario Francesca Mannino.
Il 28 luglio del 1985, proprio nella frazione marinara di Santa Flavia, “Cosa Nostra” decise che era giunto il momento di saldare il conto con quel poliziotto a capo della “Squadra Catturandi” della Squadra Mobile di Palermo che tanto fastidio dava alla criminalità organizzata. Il poliziotto che “catturava” i latitanti fu colto da “Cosa Nostra” in uno dei rari momenti che egli dedicava allo svago ed a sé stesso: una domenica pomeriggio, di ritorno da una gita in barca con amici e parenti.
Quell’omicidio fu la riprova di quanto bene il poliziotto avesse fatto il suo lavoro, con passione, dedizione e senso dello stato che, ancora oggi, sono esempi imperituri per donne e uomini della Polizia di Stato. Quella stessa abnegazione che, non a caso, gli è valsa un posto, sulla lapide commemorativa dei poliziotti uccisi dalla mafia ed affissa in Questura, tra Boris Giuliano e Ninni Cassarà.
Lo Stato ha onorato il suo estremo sacrificio conferendogli, il 26 settembre 1986, la Medaglia d’Oro al Merito Civile, con la seguente motivazione: “Sprezzante dei pericoli cui si esponeva nell’operare contro la feroce organizzazione mafiosa, svolgeva in prima persona e con spirito d’iniziativa non comune, un intenso e complesso lavoro investigativo che portava all’identificazione e all’arresto di numerosi fuorilegge. Sorpreso in un agguato, veniva mortalmente colpito da due assassini, decedendo all’istante. Testimonianza di attaccamento al dovere spinto fino all’estremo sacrificio della vita. Palermo, 28 luglio 1985”.
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