Dopo un’articolata indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della procura della Repubblica di Palermo nell’ambito dell’attività di contrasto al grave fenomeno del traffico illecito organizzato di ingenti quantitativi di rifiuti urbani e speciali, pericolosi e non, i carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale, coadiuvati da personale del Comando provinciale di Palermo, hanno dato esecuzione a 5 misure cautelari personali agli arresti domiciliari e a numerosi decreti di perquisizione e sequestro – oltre al deferimento in stato di libertà di 12 soggetti – emessi dal gip del tribunale di Palermo, su richiesta della Dda, nei confronti di altrettanti pregiudicati palermitani dediti a un’illecita attività organizzata di raccolta, trasporto, stoccaggio, riduzione volumetrica e smaltimento finale di rifiuti urbani e speciali, anche di natura pericolosa.
Gli indagati sono tutti accusati dei reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti pericolosi e non, furto aggravato in concorso e occupazione abusiva di edifici pubblici. A finire in manette sono stati: Filippo Picone, classe 1968; Vincenzo D’Anna, classe 1983; Giovanbattista Misuraca, classe 1983; Antonino Guadagna, classe 1987; Giovanni Mercurio, classe 1980.
I provvedimenti traggono origine da una complessa e puntuale attività investigativa, convenzionalmente denominata “Servizio Parallelo”, condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Palermo e avviata a seguito del fenomeno, particolarmente diffuso, dell’illecito smaltimento di rifiuti ingombranti e pericolosi (Raee) nel quartiere palermitano di Partanna Mondello, provenienti soprattutto da sgomberi di appartamenti, intensi specie nella stagione estiva.
Le indagini, condotte anche con l’ausilio di intercettazioni video e avviate nel novembre 2018 a seguito di un esposto da parte di un amministratore locale, nel quale veniva descritto lo stato di grave degrado ambientale rilevato nella circoscrizione per la presenza di ingenti quantitativi di rifiuti “ingombranti” e rifiuti speciali, anche di natura pericolosa, hanno consentito di individuare l’esistenza di una vera e propria continuativa attività organizzata di raccolta, trasporto, lavorazione e, infine, abbandono e smaltimento di rifiuti, pericolosi e non, posta in essere da due distinti gruppi criminali facenti capo a due diversi soggetti, “la cui condotta delittuosa – spiegano i militari – si sostanziava nello svolgimento, a scopo di lucro, di attività di trasloco straordinario nel palermitano, su richiesta di privati o imprese, in assenza delle necessarie autorizzazioni nonché della minima osservanza delle prescrizioni in materia, con conseguente abbandono dei rifiuti – accumulati per effetto dello “sbarazzo” – all’interno o nei pressi dei cassonetti siti in via Pandora, nel quartiere di Partanna Mondello di Palermo”.
Il lavoro era agevolato dalla predisposizione di mezzi e strumenti, atti alla riduzione volumetrica dei rifiuti ingombranti, predisposti dai 5 principali indagati presso i locali del magazzino “ex Onpi” di Palermo nonché dalla collaborazione di alcuni operatori della Rap (società partecipata che gestisce il servizio della raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti urbani nel comune di Palermo), incaricati dello svuotamento dei cassonetti di via Pandora, i quali, puntualmente, provvedevano a smaltirli nell’autocompattatore. L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL VIDEO
COME LAVORAVANO
Tutto iniziava da una richiesta di recupero a domicilio dei rifiuti, perlopiù ingombranti, presso le abitazioni da parte di privati ovvero presso le sedi di cantieri e imprese private da parte dei responsabili delle stesse, sempre dietro pagamento di una somma di denaro ai sedicenti traslocatori. I rifiuti così recuperati venivano poi trasportati presso l’officina creata ad hoc nei locali del magazzino “ex Onpi”, dove, con l’ausilio di attrezzatura meccanica alimentata tramite il furto di energia elettrica, venivano separati, ridotti di volume e frammentati, per poi essere immessi negli adiacenti cassonetti di via Pandora, al fine di consentirne il recupero da parte di compiacenti operatori della Rap (sempre la stessa squadra composta da 3 soggetti, ben consapevoli dell’illecita attività in essere e talvolta “soccorsi” dal gruppo di odierni indagati per riparare l’autocompattatore danneggiato e messo fuori uso proprio dal caricamento degli stessi rifiuti ingombranti), i quali prelevavano indistintamente tutti i rifiuti solidi urbani abbandonati in prossimità dei cassonetti, non curanti del fatto che si trattasse di rifiuti del tipo “ingombranti”, anche di natura pericolosa, ovvero di rifiuti speciali “pericolosi e non”, e li immettevano direttamente nell’autocompattatore. Il triturato veniva poi conferito presso la discarica di Bellolampo, sito quest’ultimo tecnicamente inidoneo a ricevere sia rifiuti ingombranti sia di natura pericolosa, perlopiù costituiti da Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), che rifiuti speciali, pericolosi e non.
“Ai principali indagati e prefati dipendenti della società Rap – aggiungono dal Comando – veniva contestato il reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e solo ai primi i reati di furto aggravato in concorso e occupazione abusiva di edifici pubblici. Invece, a tutti gli amministratori legali e di fatto delle imprese che, nel periodo oggetto di investigazione (novembre 2018 – maggio 2019) avevano richiesto interventi di trasloco e sgombero, l’ufficio di Procura contestava il reato di attività di gestione rifiuti non autorizzata, stante il fatto che detti interventi venivano eseguiti dai sedicenti traslocatori in assenza di qualsivoglia autorizzazione, senza che ne restasse traccia sul Registro di carico e scarico dei rifiuti, come prescritto dalla Legge e, il più delle volte, senza che venisse redatto il Fir (formulario identificativo del rifiuto) di accompagnamento”.
I militari hanno quantificato un traffico illecito di oltre 1.000 tonnellate di rifiuti, sia di tipo “ingombrante”, pericoloso e non, che di tipo speciale, pericoloso e non, che, anziché essere avviati ad attività di recupero, venivano disseminati sul territorio tal quali oppure ridotti di volumetria e collocati nei cassonetti dei rifiuti solidi urbani, con una media di 10 interventi al giorno con circa 70 quintali di rifiuti “a viaggio” e un ingiusto profitto pari a circa 150.000 euro.
Nel corso delle operazioni, i militari del Noe di Palermo hanno, inoltre, sottoposto a sequestro preventivo: i magazzini dello stabile “ex Onpi” adibito a officina per il trattamento dei rifiuti; 4 veicoli utilizzati per il trasporto dei rifiuti. Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa 1,5 milioni di euro.
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