Era il 13 giugno del 1983 quando il capitano dei carabinieri di Monreale Mario D’Aleo venne ucciso a Palermo in via Scobar da un commando armato. Con lui morirono nell’attentato mafioso anche Giuseppe Bommarito e Pietro Morici. Monreale non dimentica il valore e l’impegno di questo grande militare che a Monreale aveva raccolto un’eredità importante e pesante, prendendo il posto del capitano Emanuele Basile ucciso te anni prima sempre dalla mafia.
Oggi cerimonia velocissima, intima e riservata. Ma fortemente voluta dall’Arma dei carabinieri che ha voluto rendere omaggio ad un suo eroe caduto nell’adempimento del proprio dovere. Prima la cerimonia a Palermo, sul luogo dell’attentato, poi a Monreale, davanti la caserma della polizia municipale che un tenpo era la caserma dei carabinieri. A presiedere la benedizione, l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi. Erano presenti, tra gli altri, il comandante della legione carabinieri Sicilia generale di brigata Giovanni Cataldo; il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo colonnello Arturo Guarino; il comandante del gruppo carabinieri di Monreale tenente colonnello Luigi De Simone; il comandante della compagnia dei Carabinieri di Monreale capitano Andrea Quattrocchi; il comandante della stazione carabinieri di Monreale maresciallo Andrea La Rocca; il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono, insieme al presidente del consiglio comunale Marco Intravaia, agli assessori Luigi D’Eliseo, Ignazio Davì, Geppino Pupella e Nicolò Taibi, il portavoce di Più Europa Sicilia Manuela Quadrante e il presidente dell’associazione anti racket monrealese Liberi di Lavorare Biagio Cigno.
Poco prima, alle ore 9,30 a Palermo in via Cristofaro Scobar, sul luogo dell’eccidio, alla presenza del Comandante della Legione Sicilia, del Comandante Provinciale dei carabinieri, del sindaco Arcidiacono sono stati resi gli onori ai militari ed è stata deposta una corona d’alloro.
Il Presidente della Repubblica, il 31 agosto del 1983, ha conferito la “Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria” ai tre militari con la seguente motivazione: “Comandante e militari in servizio a Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevoli dei gravi rischi cui si esponevano, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo, svolgevano tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidati in un proditorio agguato teso con efferata ferocia, sacrificavano la loro giovane vita in difesa dello Stato e delle Istituzioni”.
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